I lettori ci scrivono

Invalsi, un comodo alibi

In merito alla questione delle prove Invalsi nella scuola italiana e in risposta alla prof.ssa Currò e alla stragrande maggioranza dei docenti italiani che la pensa come lei vorrei fare alcune considerazioni.

1)  Alla valutazione dell’Invalsi viene contrapposta la valutazione ponderata e meticolosa del docente di classe considerata molto più affidabile. Ciò però non è assolutamente vero, in quanto ogni docente ha i propri criteri di giudizio e il proprio modo di valutare, anche inconscio. Basti pensare al fatto che vi sono alcuni docenti che danno facilmente dieci ed altri che arrivano con difficoltà all’otto e questo vale anche per le insufficienze; basta quindi cambiare insegnante e può cambiare notevolmente la valutazione.

2)  Normalmente i “più bravi” secondo i nostri giudizi vengono generalmente confermati (almeno per la mia esperienza in matematica alla scuola media) dai test Invalsi e qualcuno che cade nei test è in genere il tipo di alunno che sa solo prepararsi diligentemente nelle consuete verifiche ma ha poco assimilato in profondità i concetti studiati.

Vorrei concludere affermando che i test Invalsi non sono certamente esaustivi, in quanto non possono sostituirsi  al fondamentale lavoro quotidiano del docente in classe e alle sue valutazioni ma è uno strumento valutativo che completa il lavoro del docente e può fornire qualche interessante spunto didattico. È sempre una questione di equilibrio e armonia, senza pregiudizi ideologici verso l’Invalsi o i docenti e senza fare un uso distorto dei risultati dei test in un terreno complesso e delicato come quello della valutazione scolastica.

Felice  D’Ascenzo

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