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Investigatori privati contro il bullismo? Per il provveditore di Messina si può fare

Affidare a degli Sherlock Holmes moderni il controllo e la prevenzione nelle scuole contro i sempre più frequenti atti di bullismo e danneggiamenti gratuiti: l’idea dei detective privati a scuola è stata lanciata dal dott. Gustavo Ricevuto, dirigente dell’Ufficio scolastico provinciale di Messina, a tutti i presidi degli istituti di sua competenza.
Il provveditore però non si è fermato solo alla proposta, ma l’ha formalizzata ed inviata nero su bianco, attraverso una circolare, a tutti i dirigenti scolastici della sua provincia: di fronte all’imperversare di atti di bullismo, ha scritto in sostanza Ricevuto, da oggi vi consiglio di affidare ad una società di investigazioni private il controllo e la prevenzione nelle scuole. Nella circolare si prevede anche che sia la scuola stessa a stipulare i contratti con gli agenti investigativi.
“Io mi sono permesso, non dico di fare da intermediario, ma di dire che c’è anche questa opportunità”, ha spiegato Ricevuto, “se ritenete che con le sole vostre forze non ce la facciate, esaminate anche l’opportunità di estendere a questa struttura l’affidamento di un compito di supporto a quello che è il compito della scuola”. Ma anche se per il dirigente “il servizio di investigazione sarà passato al vaglio dei consigli di istituto e degli organi scolastici”, la proposta ha subito suscitato polemiche e critiche.
Ad iniziare dalle associazioni in prima linea contro le violenze tra alunni a scuola: secondo Gabriella Cappelletti, presidente di Sos Bullismo, una delle associazioni in Italia più impegnate sul tema, e madre di una vittima la proposta del dirigente messinese è “folle e aberrante, apprezzo la buona volontà del provveditore – ha specificato Cappelletti -, ma ricorrendo ad un investigatore privato vuol dire fallire nella cultura della testimonianza e cercare in tutti i modi di sollevare l’adulto dalle proprie responsabilità: dove accadono fatti di bullismo non puoi non accorgertene e a quel punto si chiamino polizia e famiglie”.
Del medesimo avviso sono gli studenti che, infatti, bocciano la proposta: “E’ sicuramente una risposta sbagliata ad un problema reale che va affrontato nel modo giusto – dice Roberto Iovino, responsabile nazionale dell’Unione degli studenti – meglio pensare a sanzioni riparatorie, inclusive, questi provvedimenti sono fuori da ogni logica. La scuola deve educare e non investigare”.
Anche per l’Anp quella di Ricevuto è una circolare da rivedere: si tratta di “un’idea fuori dal mondo, doppiamente sbagliata – spiega il presidente dell’Associazione presidi Giorgio Rembado -: sia perchè mancano risorse economiche (nelle scuole c’è difficoltà a sostituire docenti assenti per malattia, figuriamoci se possiamo ricorrere ad investigatori privati che fanno pagare le loro prestazioni); sia perchè il problema non si può arginare con attività di indagine di questo tipo, ma ha a che fare con il fatto educativo, con i rapporti scuola famiglia, con i professori. In casi poi di particolare eccezionalità che ci auguriamo non debbano verificarsi mai con azioni violente o altro – prosegue Rembado – è evidente che non esistono gli investigatori privati, ma le forze dell’ordine e la magistratura”. Evidentemente, però, in una scuola sempre più impostata sull’autonomia dovremo cominciare ad abituarci ad iniziative, come questa: particolarmente ingegnose ma, probabilmente, anche poco praticabili.
Alessandro Giuliani

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