Sono forti e sentite le parole del Presidente della Società Dante Alighieri, l’accademico Andrea Riccardi, che in questi giorni si è espresso per rilanciare la cultura e il patrimonio italiano. Nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), noto come Recovery, non vi sono tracce di sostegno alla lingua italiana, eppure si tratta di un’ottima leva di sviluppo, estroversione del paese e occupazione, se solo si tiene conto che l’italiano è una delle prime lingue studiate al mondo, nonostante i solo sessanta milioni di cittadini italiani. L’attrazione della nostra lingua dipende dal fatto che è una chiave per entrare in un universo culturale immenso e molto apprezzato, fa notare Riccardi, in un accorato intervento sulla testata nazionale il Corriere delle Sera. Al centro delle preoccupazioni non solo dell’umanista Riccardi, ma di tutto il mondo della cultura italiana vi è proprio la volontà di promuovere attraverso lo studio della lingua italiana il suo patrimonio di arte e cultura, anche confrontandosi con altri paesi europei, nei quali l’apprendimento delle loro lingue è una vera e propria industria culturale, tra questi Francia, Spagna, Portogallo, Gran Bretagna.
La Società Dante Alighieri, fondata nel 1889, con i suoi 401 centri nel mondo, promuove lo studio della lingua italiana, in accordo con le scuole italiane all’estero, gli enti gestori e gli istituti di cultura; la sua mission è quella di tutelare e diffondere la lingua e la cultura italiane nel mondo, ravvivando i legami spirituali dei connazionali all’estero con la madre patria e alimentando tra gli stranieri l’amore e il culto per la civiltà italiana.
In Italia sono presenti 81 Comitati, che organizzano oltre 130 corsi di lingua, con più di seimila studenti stranieri. All’estero l’impegno è molto forte, dalla Svizzera al Kazakhstan, dalla Colombia a Boston, i comitati diffusi in circa ottanta paesi, curano l’attività di circa 8.700 corsi di lingua e cultura italiane, con più di 122.000 soci e studenti. Vi sono inoltre 300 biblioteche, disseminate nel mondo, con oltre 500.000 volumi. Si tratta di grandi numeri se si pensa anche all’estero sono oltre due milioni le persone che studiano la lingua. L’impegno della Dante Alighieri, attraverso la quale avviene prevalentemente l’insegnamento della lingua, costituisce un investimento, in questa epoca in cui viaggiare è difficile. In attesa di un’auspicata ripresa del turismo, infatti l’insegnamento della lingua italiana, in questo anno importante, in cui si celebra il 750° anniversario dantesco, prepara il futuro e tiene vivo l’interesse per tutto quello che è italiano.
Andrea Riccardi scrive inoltre che vendere la lingua equivale a investire in cultura in senso ampio: chi oggi apprende l’italiano a distanza sarà pronto a visitare l’Italia appena sarà possibile, ma anche a comprare il made in Italy. La lingua apre l’accesso al «mondo italiano.
I dati economici sono anch’essi significativi: prima del Covid-19 tutto ciò che ruotava intorno alla cultura in Italia valeva il 6% del Prodotto Interno Lordo, ovvero circa 92 miliardi, per arrivare a oltre 250 miliardi allargando il conto a tutto ciò che con l’italiano e la cultura era connesso, l’indotto si arrivava fino a oltre 250 miliardi, cioè il 16% del PIL. Da questo viene avanzata la richiesta del presidente della Dante Alighieri affinchè il Recovery riconsideri la lingua finanziando la creazione di un grande sistema d’insegnamento dell’italiano online all’estero, supportando quanto la Dante Alighieri già si appresta a fare con la piattaforma di e-learning ad alta qualità, fruibile a vari livelli, adattata alle regioni del mondo e alla loro base linguistico-culturale.
La richiesta è ancora più precisa, se si pensa che a causa del crollo del settore culturale dovuto alla pandemia, si sta assistendo alla perdita di un milione e mezzo di posti di lavoro, per questo l’insegnamento della lingua a distanza, che può essere fattibile in poco tempo, può rappresentare uno dei mezzi più rapidi; è proprio l’insegnamento della lingua online, un possibile modo per rafforzare il settore della cultura e guardare con qualche risorsa in più al futuro. Insegnare più italiano significa a termine “vendere” più Italia in tutti i sensi, fa notare ancora Riccardi.
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