(Liberamente ispirato a “NORMATIVE – Per una partecipazione efficace dei genitori nella scuola” di Giuseppe Richiedei, con il consenso dell’autore)
Le elezioni scolastiche dei Consigli di Istituto sono diventate in molte realtà un adempimento formale, sottovalutato e subito come procedura macchinosa e inutile.
Al contrario le elezioni democratiche nella scuola, come nella politica più in generale, costituiscono il passaggio fondamentale per la qualità della partecipazione dei genitori. Ogni stravolgimento delle norme, che le regolano, portano ad uno scadimento della stessa vita scolastica, nonché del funzionamento degli organi collegiali.
Purtroppo da anni le procedure elettorali scolastiche vengono snaturate nella lettera e nello spirito dal paternalismo, se non dalla pigrizia, di molti dirigenti, che, invece di attenersi alle leggi, si sostituiscono ad esse, a volte nella migliore intenzione di farsi carico delle difficoltà dei genitori.
E’ un dato di fatto: i genitori non riescono, se non in poche realtà, a organizzarsi da soli, a presentare le proprie liste e a gestire l’informazione ed ogni altro adempimento in modo consapevole e adeguato.
In questa situazione accade che molti dirigenti prendono l’iniziativa e, spesso nel timore di non avere i rappresentanti dei genitori nel Consiglio di Istituto, si fanno carico di riempire di volonterosi il listone unico dei candidati, di chiedere per favore la firma di sostegno ad alcuni disponibili e quindi procedere alle elezioni formali.
Ovviamente, con queste premesse, gli elettori partecipano in numero sempre più ridotto, pochi sono i genitori che, una volta eletti, sanno che cosa fare nei consigli e gli organi collegiali risultano sempre più insignificanti per tutti. Tra le cause di questa situazione vi sono, probabilmente, le elezioni non gestite secondo la logica e la corretta procedura democratica.
In Italia, a differenza di quanto si fa in molti altri Paesi Europei, dove i genitori partecipano alla vita scolastica attraverso le libere associazioni dei genitori, i legislatori hanno deciso di far entrare i genitori nella scuola, seguendo il modello della democrazia “rappresentativa”, che delega agli eletti nei consigli la partecipazione.
In coerenza con quella scelta si doveva essere più puntuali nell’osservare al momento elettorale le procedure conseguenti.
Il confondere le procedure della delega con quelle della “partecipazione diretta” ha indotto comportamenti contraddittori, che si stanno dimostrando inefficaci e demotivanti.
La normativa detta indicazioni chiare e dettagliate, che andrebbero attuate scrupolosamente:
– Anzitutto la norma fondamentale che “Ciascuna lista può essere presentata da almeno 20 elettori della stessa componente se questi siano superiori a 200.» (art 1 della C.M. 293 – 1996), come a dire che spetta a un gruppo di genitori farsi carico di individuare i candidati e di sottoscrivere la lista.
– Inoltre “Ciascuna lista deve essere contraddistinta oltre che da un numero romano, anche da un motto indicato dai presentatori in calce alla lista. (Art. 32 OM 215 – 1991).
Il motto fa riferimento alla necessità che la lista sia espressione di un programma, che il gruppo dei sostenitori deve stendere, sul quale chiedere il consenso degli altri genitori e impegnarsi a portarlo avanti, attraverso coloro che risulteranno eletti.
Le elezioni democratiche hanno l’obiettivo di chiamare gli elettori a scegliere il programma preferito e a vincolare gli eletti alle loro promesse elettorali, non per assegnare a dei notabili (volonterosi o interessati) una delega “in bianco”, come accade ora in molte scuole quando il listone unico è costituito attraverso conoscenze e favoritismi improvvisati.
I compiti assegnati dalla norma al “gruppo dei sostenitori e dei candidati” delineano i compiti propri di un’associazione di genitori, che non dovrebbe disperdersi dopo le elezioni, ma continuare ad operare nel sostenere gli eletti e nel farsi carico di mantenere le promesse fatte agli elettori nel proprio programma elettorale.
Il momento elettorale non è una procedura da trascurare, ma può essere il momento per rivitalizzare la partecipazione dei genitori, a condizione che si attivino le associazioni dei genitori, riconosciute o di fatto, nel diventare protagoniste nel prospettare un programma di rinnovamento della scuola.
Il programma non sarà più una semplice proposta opinabile, affidata alla disponibilità degli operatori scolastici, che dispongono per diritto della maggioranza nei consigli, ma potrà essere portato avanti da parte degli eletti, sostenuti dall’associazione e con l’autorevolezza, derivante dal mandato avuto dalle altre famiglie.
Stefano Terraneo, Forags Lombardia
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