Mi permetto di scrivere alcune considerazioni che ritengo si possano ascrivere alla maggior parte dei miei colleghi che abbiano un minimo di senso del dovere e di responsabilità che comprenda anche quelle ulteriori ed immani che ci sono state letteralmente addossate, forse più per liberarsene che per garantire il reale risultato positivo degli sforzi richiesti e “pretesi”.
L’anno che sta per iniziare ha trasformato noi dirigenti scolastici da garanti dell’educazione e della formazione a direttori di un vero e proprio carcere, ma non un carcere generico, bensì uno di massima sicurezza.
Vorrei ricordare che la scuola, vero unico luogo di crescita sotto i molteplici aspetti, di incontro, di formazione, di socializzazione e condivisione, dovrà sottostare a norme comportamentali dettate da rigidissimi protocolli che impediranno ciò per cui l’istituzione è nata, andando contro l’essenza stessa della scuola.
Gli alunni, da domani, non potranno abbracciarsi, ma dovranno “evitarsi”, non potranno condividere oggetti, ma essere gelosi dei propri avendo il terrore che finiscano nelle mani altrui, non potranno consumare un panino insieme, ma guardarsi che non venga toccato da altri o che venga a contatto con superfici a rischio, non potranno muoversi liberamente negli ambienti scolastici senza una serie di norme legate a percorsi e comportamenti da tenere e da pretendere che anche gli altri mantengano a tutela di tutti; in sintesi, rinunciando ad ulteriori esempi, l’alunno, da “padrone” della scuola è trasformato con la forza in “prigioniero” a tutti gli effetti.
Per non parlare dei gravi risvolti psicologici cui sicuramente andranno incontro la maggior parte dei ragazzi, non necessariamente solo i più sensibili; penso che chiunque risentirebbe di una situazione e di un contesto di questo tipo.
Gli adulti, i docenti, sono turbati, preoccupati per sé e per i propri familiari, vivendo in uno stato d’ansia che difficilmente può essere immaginato da chi non appartiene al mondo della scuola, ma che facilmente può essere compreso da tutti quei genitori che a scuola devono mandarci i propri figli insieme ai figli degli altri, di altri di cui non si conoscono comportamenti, abitudini e, quindi, rischi.
Tornando all’organizzazione, in questo marasma di norme, ma soprattutto di irresponsabile ottimismo, da parte del ministero, dettato dalla necessità di dimostrare a tutti i costi, a se stesso a agli italiani, le sue eccezionali presunte capacità, i dirigenti scolastici rappresentano il perfetto capro espiatorio in caso di insuccesso.
Per quanto mi riguarda, eroe non sono e non intendo diventarlo ( mi viene in mente una frase del grande attore Totò: “meglio un vigliacco vivo che un eroe morto”), specie per colpe non dipendenti da scelte sbagliate o scellerate della mia persona bensì causate da condizioni spesso inapplicabili dettate da chi, non consapevole dell’esito e delle responsabilità di chi dovrà eseguirle, continua a fare e disfare in poche ore mostrando un’assenza di capacità organizzativa e gestionale (oltre che di conoscenza del mondo scuola) che dovrebbe costituire, invece, caratteristica essenziale anche di chi pretenderebbe di dover gestire una semplice gelateria con due dipendenti. Da dirigente scolastico, mi sento in balìa di onde che non si potranno gestire come dovuto poiché le carenze risultano tali e tante, dal governo fino alle amministrazioni locali che avrebbero dovuto venire incontro alle esigenze e che quasi nulla hanno risolto, che, come sempre più spesso avviene nel nostro paese, saranno la sorte e il caso, in buona parte, a fare la differenza.
Mi auguro, a questo punto, di ritrovarmi tra i “fortunati”. Lo scopriremo fra qualche mese, Covid permettendo.
Ivan Cappucci
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