I lettori ci scrivono

Io, docente da 40 anni, allontanato dalla scuola alla scadenza oraria del tampone

Ore 08:15, entro a scuola per le mie lezioni di oggi, giovedì 16 settembre. Ore 9:15 scade, senza alcun cicalino di avvertimento, il mio green pass da tampone e vengo immediatamente richiamato dal personale incaricato che, dietro segnalazione tempestiva dalla segreteria, mi informa che ho sforato le 48 ore di copertura. Alzo lo sguardo e vedo attorno al mio corpo un’aurea negativa, di colore rosso amaranto, che lampeggiando segnala la mia pericolosità. Anche il suono delle sirene è assordante e il pesante scalpitio degli anfibi delle forze speciali, bardati di tutto punto, mi fa capire che sono venuti a prendermi per allontanarmi dai miei alunni, dopo avermi abbondantemente sanificato.

Ironia, amara, a parte, è successo veramente che mi hanno allontanato dalla classe alla scadenza oraria del tampone. Ho cercato, invano, di razionalizzare la situazione dicendo: scusate, un’ora prima ero in classe con mascherina e tutte le protezioni, nel rispetto delle disposizioni di sicurezza previsti, cosa può essere cambiato adesso se non mi sono mosso da scuola? Si, lo so…hai ragione…ma sai, le disposizioni… e poi dalla segreteria mi fanno casini…fammi la cortesia. Questo ha farfugliato il mio responsabile di plesso, in un misto di irreprensibilità e rispetto forzato dei dettami emanati dall’alto.

Evito di addurre altre spiegazioni e mestamente mi allontano con tutto il carico di tristezza e oppressione che ho respirato, in quei pochi minuti di impasse, sulla porta d’ingresso. Dopo quarant’anni di onorato servizio nella scuola, trattato come un reietto da attenzionare, osservare, perseguire e, se capita, duramente castigare. Così, spalle curve, con la mia contaminazione oraria addosso, mi allontano dal mio plesso scolastico e vedo perfino i miliardi di virus che mi attaccano e mordono, lo hanno scoperto pure loro che l’effetto tampone è appena finito.

Varco la soglia del laboratorio, dove oramai ho la convenzione, per sottopormi all’ennesimo tampone. “Negativo al Covid 19”, leggo sul referto. Come è possibile? Non posso crederci, sono unto ed untore, avranno sbagliato sicuramente e, con quell’ansia in corpo, accumulata nel tragitto da scuola al laboratorio, chiedo al medico che oramai mi conosce bene: é sicuro che sono negativo? Certo, cos’ha oggi prof, perché così agitato? Ed ho iniziato a parlare dell’aurea color amaranto, delle forze speciali e delle sirene….

Nicola Belfiore

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