Cara Redazione,
sono Emanuela Cappai, la docente della primaria della provincia di Cagliari dichiarata inidonea dalla CMV, di cui non so se avete sentito parlare su Internet e su qualche giornale locale. Voglio sottoporre la questione alla vostra attenzione. Io ho scritto un post accorato su Facebook rivolto ai miei bambini e alle loro famiglie, due lunedì fa, da quando cioè è partita la mia “malattia d’ufficio”, perché non ho accettato il giudizio della CMV. Tale Commissione mi ha giudicata inidonea all’insegnamento, ma idonea ad altra mansione all’interno della scuola, la quale scuola, del resto, mi darebbe la possibilità di scegliere cosa fare anche e per gli alunni del plesso. Insomma, io potrei fare lavoro da docente, senza però essere più docente. La beffa e l’ingiustizia è questa: la CMV mi ha giudicata inidonea, perché ho problemi a deambulare, ma idonea, volendo, anche ad affiancare i colleghi, o fare progetti, o fare quello per cui io mi sentirei più portata. Tutto questo però, (e qui sta la fregatura), con un cambio di contratto, da 24 ore del docente quale sono, a 36 ore da non ben definito personale… d’ufficio? bibliotecario? Non so, perché non ho firmato nessun nuovo contratto e sono stata perciò messa in “malattia d’ufficio”.
Perché è ingiusta questa legge, che dice di voler tutelare insegnanti, bambini e così via? È ingiusta prima di tutto perché io, docente assunta nelle categorie protette e con 104 per la mia patologia, usufruendo dell’orario ridotto e con una corretta organizzazione della scuola, ho potuto e posso fare il mio lavoro di insegnante. È ingiusta perché, per via della mia disabilità, vengo demansionata e privata della mia identità e dignità di docente, è ingiusta perché nella scuola, che dovrebbe essere il tempio dell’inclusione, di fatto si escludono docenti che alla scuola hanno dedicato e dedicano la propria vita lavorativa. Perché un docente non può rimanere docente, anche se ha, temporaneamente o permanentemente una disabilità fisica o psicologica? Certo che può svolgere altre mansioni, attinenti alla docenza, fuori dalla classe, a seconda del problema che può avere negli anni, (problemi che, ricordo, spesso sono legati più al burnout da stress che altro)! Ma svolgere altre mansioni non significa dover cambiare il nostro contratto di lavoro, demansionarci, aumentare le ore di lavoro e toglierci la nostra dignità di insegnanti. Questo è ciò che mi preme che si sappia e che venga portato all’attenzione del legislatore, per una reale politica inclusiva.
Io rivedrei il ruolo di questa Commissione di Verifica, dipendente dal Ministero Economie e Finanze composta da medici impiegati ed un rappresentante del Miur, ed a cui si può ricorrere solo ad un’altra Commissione di seconda istanza, locata solo a Roma e composta da medici militari, quindi suppongo facenti capo al Ministero della Difesa. Non vi sembrano paradossali, tutti questi passaggi?
Saluti e grazie dell’attenzione.
Emanuela Cappai
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