Gentile Matteo,
le invio un messaggio di incoraggiamento, diversamente dai tanti che ne riceverà dagli insegnanti. Molti insegnanti nella scuola italiana, non vogliono essere valutati, né vogliono aggiornarsi; vivono di autoreferenzialità. Nelle scuole c’è più nonnismo che nelle caserme; gli insegnanti che lavorano da più anni in una sede non lasciano spazio ai più giovani, nuovi arrivati e spesso si crea un clima di mobbing e di vessazioni anche da parte dei Dirigenti.
Avendo lavorato a contatto con molte scuole europee apprezzo i cambiamenti proposti dal decreto e La invito a non farsi influenzare dalle minacce di agitazione avanzate dai sindacati.
Le indico alcune priorità e cambiamenti che sarebbero opportuni per allineare la scuola italiana a quella del nord Europa:
ristrutturazione degli edifici (un ambiente accogliente facilita l’apprendimento)
– giornata lunga senza il sabato in tutti gli ordini di scuola (gli studenti sarebbero seguiti il pomeriggio da persone competenti e avrebbero un buon pasto sano) – scuola secondaria unitaria fino a 16 anni (abbasserebbe il rischio di essere mal orientati e di dispersione)
– obbligo fino a 18 anni con percorsi corti liceale o professionale (sarebbe più utile sia a chi ha voglia di studiare, sia a chi non ne ha)
– più attrezzature tecnologiche (è impensabile che in classe ci siano ancora solo 4 mura, lavagna di ardesia, banchi, sedie)
– presenza di un insegnante madrelingua di inglese (3 ore a settimana in classi numerose non sono producenti per la lingua; i nostri alunni sono i peggiori)
– economia e diritto in tutte le scuole ( indispensabili per essere un cittadino attivo)
– insegnanti di sostegno dovrebbero essere in numero adeguato alla gravità degli alunni (dovrebbe poter decidere la scuola e NON la famiglia)
– carriera insegnanti (obbligo di presenza di alcune figure di coordinazione per la gestione didattica e amministrativa della scuola)
– rotazione triennale degli incarichi per dare a tutti la possibilità di ricoprire incarichi interni (non sempre i soliti “nonni”)
– pensionamento (servirebbe la possibilità di passare a ruolo amministrativo gli ultimi anni (gli studenti sono faticosi da gestire)
– insegnanti da assegnare ad una sola scuola (più possibilità d organizzare orari flessibili; gli insegnanti che ruotano su 2 o 3 scuole impediscono di poter lavorare a classi aperte e ogni altro tipo di variazione).
– aggiornamento obbligatorio (c’è chi sa insegnare solo con il metodo della lezione frontale e del leggi e ripeti)
– stop alla libera professione (gli insegnanti liberi professionisti non si dedicano alla scuola come dovrebbero, non sono una risorsa ma un peso; non si impegnano nei progetti, non fanno il tutoraggio pomeridiano, non partecipano ai viaggi di istruzione ecc…)
– più potere ai dirigenti (positivo solo a fronte di imparzialità, buona formazione, controllo effettivo esterno)
– albo territoriale (ben venga; è segno di qualità, come per ogni altra professione)
– eliminazione della ripetenza (prevedere anche la possibilità di non conseguimento del diploma ma di solo attestato di frequenza)
– organi collegiali (più snelli e meno burocrazia; per avere approvazioni a progetti e viaggi di istruzione o qualsiasi spesa, passano mesi)
– alternanza scuola/lavoro (da rendere obbligatoria; se ne fa ancora tropo poca o per niente)
– mini impresa (possibilità più concreta di poterla fare tax free internamente alle scuole, anche per autofinanziamento)
– sistema nazionale di valutazione (indispensabile per il monitoraggio degli istituti, servirebbe più incisivo; servono più controlli)
– supplenti (si dovrebbero coprire anche le assenze brevi; si saltano troppe lezioni.
– formazione docenti (ottima la nuova proposta del decreto)
– nuove assunzioni (cercare di esaurire le attuali graduatorie e poi procedere solo per concorso pari al numero di posti effettivi)
– numero di alunni per classe (massimo 25 – 20 con handicap)
– dimensionamento (ci sono troppe piccole scuole, dispendiose, andrebbero accorpate anche in segno di pluralità per uscire dalla chiusura)
– valutazione alunni (troppo soggettiva; per non avere differenze da insegnante ad insegnante servirebbero dei test nazionali trimestrali per tutte le materie, e non la miriade di compiti ed interrogazioni) Se c’è ancora tempo per fare qualche modifica al decreto spero voglia prendere in considerazione i punti eventualmente non inclusi in precedenza.