Siamo sempre connessi e raggiungibili, tecnologie e i social network hanno facilitato le possibilità di entrare in contatto con l’altro, qualunque informazione che desideriamo è a portata di click. Ma non rischiamo di essere fagocitati? E i nostri ragazzi non rischiano di crescere pensando che la vita virtuale è l’unica in cui… stare?
#iocliccopositivo pone uno sguardo attento su questa premessa. Instaurare relazioni è sempre più a portata di click, ma fino a che punto questa “accessibilità” rappresenta un’opportunità positiva per i giovani?
Fanno riflettere casi di ragazzi/e che si ritraggono dai social con coraggio o che decidono di togliersi la vita a causa di ripetute vessazioni e offese rese pubbliche, perché non ce la fanno. I social network hanno amplificato la forza di quegli atti di bullismo che un tempo restavano tra pochi. E il cyberbullismo continua a propagarsi come un’infezione virale.
Tecnologie sempre più avanzate e “accessibili” (nel prezzo oltre che nell’usabilità) si diffondono tra nativi e migranti digitali (giovani e adulti). Ma sono soprattutto i giovani a utilizzare massicciamente queste tecnologie per navigare in rete, per essere “social”, attratti dalla moltitudine di Applicazioni che potrebbero renderli “popolari”: non solo Instagram e Snapchat, ma anche #ThisCrush e simili, affascinati dalla possibilità di trasgredire restando anonimi.
Alcuni dati estrapolati da una ricerca di Pepita onlus, riguardanti i ragazzi tra i 12 e i 17 anni ci mostrano che:
sono pochissimi coloro i quali non trascorrono neanche cinque minuti al giorno davanti ad un pc (5,9%), mentre il 27,1% dei ragazzi lo fa fino ad un’ora al giorno, il 33,5% da una a due ore, il 20% da 2 a 4 ore e il 13% dalle 4 ore in su. Il cellulare (e qui intendiamo soprattutto gli smartphone) viene utilizzato fino ad un’ora al giorno dal 21,9% dei ragazzi, da una a due ore al giorno dal 14,7%, da due a quattro ore dal 14,5% e mai dal 7,2%. Il 40,5% degli adolescenti invece usa il cellulare oltre le quattro ore giornaliere. Un terzo dei ragazzi (33,9%) ha navigato in siti di immagini pornografiche e che esaltano un corpo palestrato (32%); il 19,3% ha visitato siti che incitano alla violenza, all’odio contro gli stranieri (13,1%) e a commettere un reato (12,1%); hanno inoltre navigato all’interno dei siti che esaltano l’anoressia (9,9%) o il suicidio (4,9%), con consigli annessi.
In seguito al recepimento nelle regioni di Lazio, Lombardia, Campania, Emilia Romagna, Umbria e Piemonte della Legge Regionale sul cyberbullismo, delle nuove norme intro- dotte dal GDPR in materia di privacy e a un anno dall’entrata vigore della Legge 71/2017 “Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno del cyberbullismo in tutte le sue manifestazioni”, nuovi obblighi si presentano ai referenti e ai dirigenti degli istituti scolastici, chiamati a rispondere concretamente ai bisogni di prevenzione, sensibilizzazione e diritto alla cura di bambini e ragazzi coinvolti in episodi di bullismo e cyberbullismo.
Le iniziative di prevenzione e di contrasto al cyberbullismo e la promozione dell’uso consapevole della rete internet e dei diritti e doveri connessi all’utilizzo delle tecnologie
informatiche, sono diventate elemento trasversale alle diverse discipline curricolari.
Per affrontare insieme i nuovi bisogni educativi e supportare gli istituti scolastici, chiamati a prevenire le cosiddette nuove forme di disagio reale, dovute a un uso scorretto delle
nuove tecnologie (isolamento, depressione, mancanza di relazioni vere, non accettazione della propria identità, dipendenza), Pepita Onlus, insieme a Fondazione Carolina, Co.Na.Cy., Università di Pavia e Cuore e Parole, hanno messo a punto un percorso di formazione e sensibilizzazione che nasce da una consolidata esperienza e dalla partnership di 4 realtà per prevenire e gestire fenomeni di bullismo e cyberbullismo.
Diventa prioritario progettare e realizzare interventi di prevenzione in grado di prevenire episodi di cyberbullismo e di bullismo sessuale informatico. Sono le nuove forme di disagio: isolamento, depressione, mancanza di relazioni vere, bassa autostima e scarsa accettazione della propria identità, dipendenza.
Pepita, da anni attiva nella realizzazione di attività di sensibilizzazione e di prevenzione del fenomeno del bullismo e di un uso corretto delle nuove tecnologie, crede nella promozione di una responsabilizzazione attiva dei ragazzi: tu sei responsabile di quello che fai in rete e anche di quello che vedi fatto da altri; da te, ragazzo, deve partire una nuova consapevolezza dell’essere cittadino digitale e da te nasce la spinta a sensibilizzare i tuoi coetanei a prevenire il cyberbullismo.
Per rendere questo messaggio ancora più efficace a tutti i livelli, è nata la collaborazione con Fondazione Carolina, Co.Na.Cy., Università di Pavia e Cuore e Parole.
Ecco la presentazione del progetto
Informazioni, scrivendo una mail a Miriam Friedenthal:
[email protected]
PUBBLIREDAZIONALE