Come riporta Il Fatto Quotidiano, si sarebbero verificati nuovi episodi di avvelenamento tra le studentesse iraniane. Da Teheran Shahin Shahr stanno infatti arrivando video di ragazze avvelenate e soccorse all’esterno delle scuole, solo poco più di un mese fa l’ammissione choc di un alto funzionario governativo di Teheran e a qualche settimana dall’arresto di cento persone ritenute responsabili dei casi.
Questo, dopo mesi di casi di avvelenamenti e intossicazioni inspiegabili di centinaia di bimbe e ragazzine iraniane, avrebbe confermato l’avvelenamento intenzionale in varie scuole del Paese delle studentesse per far chiudere gli istituti femminili e impedire loro l’istruzione.
Nei video più recenti si vedono ragazze che non respirano e poi vengono soccorse. Solo due giorni fa Open ha parlato di circa più di 5mila studentesse intossicate solo da febbraio 2023. Fatti simili, però, si verificano da mesi e mesi. L’esposizione degli studenti e delle studentesse agli agenti velenosi è avvenuta in varie città del Paese: Teheran, Karaj, Saghez, Isfahan, Amol, Qom, Pardis e Divandareh.
In alcuni istituti ci sono stati scontri tra i genitori degli studenti e delle studentesse e le forze dell’ordine. Secondo quanto riporta Iran International, queste, in certi casi, si sono rifiutate di fare uscire gli alunni dalle scuole nonostante i pericoli per la salute. Nell’aria di alcuni istituti è stato rilevato monossido di carbonio, gas che può essere letale se l’esposizione si protrae troppo a lungo. Il regime del paese, nel frattempo, continua a negare l’intenzionalità di questi avvelenamenti.
Nel frattempo appare sospetta la morte di un 16enne di Teheran, Karo Pashabadi, che pare sia morto poche ore dopo un avvelenamento scolastico, anche se la notizia non è stata diffusa in questo modo dai media iraniani, che hanno invece parlato di disfunzioni all’intestino e ai reni citandole come cause del decesso.
Secondo gli attivisti, dietro gli avvelenamenti ci sarebbe il governo iraniano, che avrebbe l’obiettivo di intimidire gli studenti e indebolire le proteste antigovernative, iniziate a settembre dopo la morte di Mahsa Amini.
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