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Irc: il messaggio dei vescovi italiani, i numeri degli studenti che se ne avvalgono

In vista della scelta di avvalersi dell’Irc (insegnamento della religione cattolica) per chi fra qualche settimana procederà alle iscrizioni per il prossimo anno scolastico 2013-2014, la presidenza della Cei (Conferenza episcopale italiana) ha rivolto un messaggio a studenti e genitori, sottolineando che “l’appuntamento si colloca in un tempo di crisi che investe la vita di tutti”. Quindi, continuano, “anche la scuola e i contesti educativi, come la famiglia e la comunità ecclesiale, sono immersi nella medesima congiuntura” e citando un versetto della Lettera ai Romani di San Paolo ribadiscono che “la speranza non delude” ed al mondo saranno proprio i giovani ad offrire “una nuova speranza”. L’insegnamento della religione cattolica a scuola, quindi, “è in grado di accompagnar lo sviluppo di un progetto di vita, ispirato dalle grandi domande di senso e aperto alla ricerca della verità e della felicità, perché si misura con l’esperienza religiosa nella sua forma cristiana propria della cultura del nostra Paese”. L’ora di religione cattolica costituisce una ricchezza culturale ed educativa, un’opportunità preziosa nel cammino formativo. Come in passato “aiuterà la scuola a fare emergere ‘negli’ e ‘dagli’ alunni gli interrogativi radicali sulla vita, sul rapporto tra l’uomo e la donna, sulla nascita, sul lavoro, sulla sofferenza, sulla morte, sull’amore, su tutto ciò che è proprio della condizione umana”.
Questo l’invito dei vescovi italiani.
Ma quanti sono gli studenti che si avvalgono dell’insegnamento della religione cattolica? Secondo gli ultimi dati a disposizione (anno scolastico 2010- 2011) nove su dieci studenti. In dettaglio le percentuali: il 91,5% nella scuola dell’infanzia; 93,5% nella scuola primaria; 91,3% nella secondaria di primo grado; 83,8% nella secondaria di secondo grado. L’Italia settentrionale (Piemonte, Lombardia, Triveneto, Liguria, Emilia Romagna) si colloca all’83,7 per cento; l’Italia centrale (Toscana, Marche, Umbria, Lazio, Abruzzo e Molise, Sardegna) arriva all’89%; nell’Italia meridionale (Campania, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia) la percentuale raggiunge il 98,1%.

Rispetto ad altri dati relativi a chi non si avvale riferiti alla secondaria di secondo grado, il 48,5% preferisce uscire dalla scuola, il 22,6% lo studio non assistito, il 17,9% lo studio assistito, l’11% le attività alternative organizzate dalla scuola.

Luigi Mariano Guzzo

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