L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) lancia un allarme sul crescente uso problematico dei social media tra gli adolescenti, sottolineando come questo fenomeno stia mettendo a rischio la salute mentale e il benessere giovanile. Un recente report mostra che, in Europa, la percentuale di giovani con comportamenti simili alla dipendenza è salita dal 7% nel 2018 all’11% nel 2022, con punte che in Italia arrivano al 14%.
La Tecnica della Scuola chiede ai propri lettori se siano d’accordo o meno nel seguire la scia australiana e avere dei controlli più stringenti sulle iscrizioni degli under 14 ai social e alle varie piattaforme, ad esempio attraverso l’introduzione dell’obbligo di associare le richieste alle proprie generalità a documenti ufficiali oppure tramite lo Spid.
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I rischi di un uso problematico
L’OMS definisce l’uso problematico dei social media come un comportamento che include l’incapacità di controllare il tempo passato online, sintomi di astinenza, il sacrificio di altre attività e conseguenze negative sulla vita quotidiana. Questo tipo di utilizzo è correlato a privazione del sonno, minore soddisfazione della vita, disturbi psicologici e scarso supporto tra pari.
Un’indagine del 2022, condotta su oltre 280mila adolescenti in 44 paesi, ha rivelato che il fenomeno colpisce maggiormente le ragazze (13%) rispetto ai ragazzi (9%). Parallelamente, il 12% degli adolescenti mostra segnali di dipendenza dai videogiochi online, con una prevalenza tra i maschi (16% contro 7% delle femmine).
La necessità di alfabetizzazione digitale
Per contrastare questi rischi, l’OMS propone un’educazione digitale mirata, definita essenziale per aiutare i giovani a sviluppare competenze che consentano loro di sfruttare i benefici della tecnologia riducendo i rischi. Tuttavia, in molti paesi, l’alfabetizzazione digitale rimane insufficiente e spesso non tiene il passo con le rapide evoluzioni tecnologiche.
Hans Kluge, direttore generale dell’OMS Europa, osserva che interventi mirati, appropriati all’età e culturalmente adattati, sono fondamentali. In particolare, suggerisce:
- Programmi scolastici che promuovano un uso responsabile dei social media e sicurezza online.
- Accesso a servizi di salute mentale riservati e facilmente accessibili.
- Formazione per educatori e operatori sanitari per garantire un supporto efficace e inclusivo.
- Responsabilizzazione delle piattaforme social, con l’applicazione di restrizioni di età e una progettazione più consapevole degli strumenti digitali.