Orientamento: un’attività che, nel tempo, è diventata sempre più fondamentale. Specialmente nel passaggio dalle scuole medie a quelle superiori. Proprio lì, infatti, si gettano le basi per quello che si vorrà fare da grandi. Sbagliare scelta potrebbe trasformare i cinque anni successivi in una perdita di tempo.
Se non peggio. Ma, sentendo il parere dei diretti interessati – Skuola.net, insieme a Radio 24, ha intervistato circa 1500 ragazzi di terza media – le cose non sembrano andare nel modo migliore. Il 36%, ad un mese dall’inizio delle iscrizioni, non ha ancora scelto il proprio futuro. Molte scuole poi sono ‘latitanti’: appena il 47% degli studenti afferma di aver svolto attività di orientamento intensive e non sporadiche (solo al Nord – ma questa non è una novità – si viaggia più spediti e la media sale al 65%).
Troppi quelli che ancora navigano al buio: secondo un terzo del campione – il 33% – qualche tipo di orientamento è stato fatto ma è stato giudicato insufficiente; mentre il 20% non ha avuto neppure un’infarinatura generale (un dato che al Sud, purtroppo, sale al 36%). Ma, anche laddove le attività di orientamento sono state svolte, c’è poco da esultare: solo 4 studenti su 10 si dicono soddisfatti in pieno delle informazioni che la scuola gli ha fornito.
La conseguenza è che solo secondo il 45% dei ‘licenziandi’ l’indirizzo superiore consigliato dalla propria scuola potrebbe essere “azzeccato” Negli altri casi, invece, l’orientamento sembra aver fallito: per il 28% il suggerimento non ha tenuto conto dei suoi interessi e delle sue capacità, mentre il 27% dice che la scuola non ha dato alcuna indicazione. Si tratta di un fatto abbastanza grave, dato che la circolare del Miur sul tema iscrizioni indica chiaramente che ad ogni studente la scuola dovrebbe consigliare una o più opzioni tra cui scegliere.
Difficile pensare che non ci sia alcuna correlazione tra una scelta sbagliata o poco consapevole in questa fase e la disoccupazione giovanile nel nostro paese. Uno spettro che aleggia nella stragrande maggioranza (66%): il 26% ha molta paura di non trovare lavoro dopo gli studi, il 40% giusto un po’. In questo clima di scarsa fiducia nei confronti del sistema paese (i 14enni di 20 anni fa si ponevano questo problema?), spaventa un altro dato: complessivamente 2 su 3 vedono come certa (il 28%) o possibile (il 38%) una fuga all’estero una volta terminati gli studi in Italia, o per lavorare o continuare a formarsi.
A Viale Trastevere dovrebbero poi riflettere su come valorizzare quello straordinario strumento chiamato “Scuola in chiaro”, il sito web del Miur in cui sono contenute tutte le informazioni – offerta didattica, rendimento degli iscritti, strutture, rapporto di autovalutazione (RAV) – di tutti gli istituti d’Italia (statali e privati). Peccato che lo conosca solo una quota esigua di ragazzi: il 73% degli intervistati non ne ha mai sentito parlare. E, tra quel 27% che afferma di conoscerlo, lo hanno usato davvero in pochi per scegliere la scuola a chi iscriversi: appena il 55%, poco più della metà.
Bisogna inoltre rilevare che i dati negativi in merito a indecisione, carenza delle attività di orientamento, paura del futuro e fuga verso l’estero sono in linea con quanto rilevato negli anni precedenti da Radio 24 e Skuola.net. Vuol dire che su questo aspetto nemmeno la Buona Scuola è riuscita ad imporre un significativo cambiamento.
Tuttavia una buona notizia c’è. I 14enni non scelgono più la scuola in base all’opinione dei genitori o degli amici. Almeno a detta loro. Il 37% ha scelto guardando ai propri interessi personali, il 23% individuando la scuola che prepari meglio agli studi universitari che si hanno in mente, il 18% preoccupandosi degli eventuali sbocchi lavorativi. A proposito di università: l’82% la ritiene ancora importante per trovare lavoro.
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