Ma la scuola pubblica non è aperta a tutti? Perché un istituto statale deve chiudere le porte agli alunni respinti in passato, magari per motivi di salute, quindi anche indipendenti dalla propria volontà? Sono alcune domande che si stanno facendo diversi ‘internauti’ dopo aver appreso che l’istituto professionale Francesco Datini di Prato ha approvato una norma interna che impedisce l’iscrizione al primo anno gli alunni ripetenti fuori provincia o già fuori dall’obbligo scolastico (quindi di età superiore ai 16 anni).
La notizia è stata riportata sull’edizione del 2 febbraio del Tirreno, alla vigilia dell’avvio delle iscrizioni al nuovo anno scolastico. Ed è comunque visibile da tutti collegandosi con il sito internet alla scuola. Questo il testo pubblicato dall’istituto superiore toscano (visibile ‘cliccando’ su criteri di ammissione) : “Nell’anno scolastico 2014-15 saranno attivate le seguenti classi: Alberghiero n° 10 prime: Grafico n° 03 prime. Criteri di ammissione:alunni provenienti dalla 3° classe della secondaria di 1° grado della provincia di Prato con percorso di studi regolare; alunni provenienti dalla 3° classe della secondaria di 1° grado della provincia di Prato con non più di un anno di ripetenza; alunni provenienti dalla 3° classe della secondaria di 1° grado dei comuni limitrofi alla provincia di Prato (Agliana, Campi Bisenzio, Calenzano, Sesto Fiorentino) con percorso di studi regolare. In ogni classe prima il 10% dei posti è riservato ad eventuali alunni ripetenti del Datini in obbligo scolastico”.
La conclusione dei responsabile dell’istituto superiore ribadisce il concetto: “Non sarà accettata l’iscrizione di: alunni provenienti da eventuali selezioni o preselezioni di altri istituti fuori provincia; alunni ripetenti fuori dall’obbligo scolastico”.
La scuola, in buona sostanza, intende accettare solo studenti motivati: i ragazzi che hanno già dimostrato di non aver voglia di studiare possono cercare altre scuola.
Ma è possibile sbarrare la strada formativa e professionale ad un ragazzino che in passato ha trovato difficoltà? Perché non dargli nemmeno una possibilità? Dove andranno questi giovani, vista la carenza di istituti alberghieri, che vorranno ad esempio fare il cuoco? Il dibattito è aperto.
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