Com’è possibile utilizzare indisturbati il nome di Benito Mussolini all’interno di un facsimile allegato alle istruzioni tecniche destinate ai Centri di formazione professionale regionali sulle modalità di iscrizione degli studenti lombardi? La vicenda, messa in luce dal Corriere della Sera, ha determinato l’immediato stupore generale. Anche da parte delle istituzioni. Visto che la schermata con i riferimenti anagrafici al duce è stata immediatamente rimossa. Il ‘facsimile’ era stato fornito dal sito internet della Regione per mostrare la corretta formulazione della scheda d’iscrizione ai Cfp. E è in questa scheda che sono stati usati come esempio i nomi degli “alunni” Benito e Benita Mussolini, data di nascita 1 gennaio 1990 (studenti quindi “somari”, con problemi di apprendimento oppure che hanno ripreso gli studi dopo un lungo stop) e perfino i loro codici fiscali: MSSBNT90A01L400B e MSSBNT90A01L400F.
Il documento con il nome di Mussolini, ma anche quello di una presunta versione al femminile, la sorella Benita, non era pubblico. Ma nemmeno diretto a pochi utenti. Proposto su un manuale in formato pdf, il testo, infatti, era consultabile via internet da tutti gli insegnanti, impiegati e dirigenti degli 859 centri di formazione accreditati dal Pirellone.
Secondo l’assessore lombardo all’Istruzione, Valentina Aprea, che è stato anche vice-ministro dell’Istruzione, nel periodo di Letizia Moratti al vertice del dicastero di Viale Trastevere, si tratta di “un incidente gravissimo”.
“Sono molto adirata – ha tenuto a dire Aprea – e sebbene si tratti di un manuale tecnico non accessibile al pubblico, ma all’interno di un’area riservata del sito rivolta esclusivamente agli operatori accreditati – ha continuato l’assessore – considero gravissimo e inammissibile questo incidente . Ringrazio per la segnalazione fatta e mi scuso a nome di Regione Lombardia per questa incresciosa vicenda, i cui seguiti saranno gestiti con molto rigore”, ha concluso l’assessore all’istruzione. Facendo presagire l’avvio di una verifica interna per risalire all’autore della “bravata”.