"La campagna torna prepotentemente a crescere nell’interesse delle giovani generazioni": a sostenerlo è la Coldiretti, subito dopo aver appreso dell’aumento "record" del 29% delle iscrizioni negli istituti professionali agricoli e del 13% negli istituti tecnici di agraria, agroalimentare e agroindustria, dati ufficiali del Miur derivanti dalle iscrizioni al primo anno delle scuole secondarie di secondo grado statali e paritarie per l’anno scolastico 2013-2014.
In realtà, i dati nazionali delle iscrizioni attestano allo 0,9% (+0,2% rispetto all’anno scorso) gli iscritti a "Servizi per l’agricoltura e lo sviluppo rurale" nei professionali (cui forse per arrivare ad un incremento del 29% si aggiunge qualche corso dei percorsi IeFP) e all’1,7% (+0,2% rispetto alle iscrizioni dello scorso anno) gli iscritti a "Agraria, agroalimentare e agroindustria" (indirizzo che fa parte degli istituti tecnici). Quindi, in termini assoluti i ragazzi che scelgono tali percorsi sono ancora pochi (anche a causa di un’offerta bassa di tali corsi di studio).
In realtà, i dati nazionali delle iscrizioni attestano allo 0,9% (+0,2% rispetto all’anno scorso) gli iscritti a "Servizi per l’agricoltura e lo sviluppo rurale" nei professionali (cui forse per arrivare ad un incremento del 29% si aggiunge qualche corso dei percorsi IeFP) e all’1,7% (+0,2% rispetto alle iscrizioni dello scorso anno) gli iscritti a "Agraria, agroalimentare e agroindustria" (indirizzo che fa parte degli istituti tecnici). Quindi, in termini assoluti i ragazzi che scelgono tali percorsi sono ancora pochi (anche a causa di un’offerta bassa di tali corsi di studio).
Ma secondo l’associazione degli agricoltori non vi sono dubbi: questi incrementi evidenziano "il successo dell’agroalimentare nelle scelte formative". Secondo la Coldiretti è "una netta inversione di tendenza rispetto al passato, quando la vita in campagna era considerata spesso sinonimo di arretratezza e ritardo culturale nei confronti di quella in città".
Anche da un recente sondaggio delle Coldiretti-Swg era, in effetti, emerso "che la metà dei giovani tra i 18 e i 34 anni preferirebbe gestire un agriturismo piuttosto che fare l’impiegato in banca (23%) o anche lavorare in una multinazionale (19%)".