
Il crollo demografico continua ad avere effetti fortemente negativi sulle iscrizioni scolastiche: diciamo subito che il computo totale di iscritti, anche quest’anno dovrebbe aggirarsi attorno ai 100 mila in meno rispetto al precedente. E questo si riverserà inevitabilmente sugli organici degli insegnanti: in attesa dei dati ufficiali suddivisi per tipologie di corsi, arrivano delle indicazioni dalle regioni su cui vale la pena soffermarsi.
Parliamo, in particolare, di quelli della Puglia, dove si continua a registrare un calo vertiginoso di iscrizioni alle classi scolastiche: Gianni Verga, segretario generale Uil Scuola Puglia, ha fatto presente che nel mese di settembre 2025 si passerà “dai 101.556 iscritti alle classi prime dell’anno scolastico 2024/25, in corso, ai 93.692 del prossimo anno scolastico 2025/26.
In Puglia c’è stato “un calo di 7.864 alunni rispetto all’anno scolastico in corso, ripartiti – continua il sindacalista – in 1.536 per la primaria, 1.159 per la secondaria di primo grado e 5.169 per la secondaria di secondo grado”: a perdere più iscritti è stata la provincia di Bari, con una riduzione di 2.076 alunni.
Secondo Verga, però, “oltre alla denatalità, ormai si deve prendere atto che numerose famiglie fuggono dalle regioni meridionali per assenza di opportunità lavorative: diversamente – continua – non si spiega come mai in Emilia Romagna il numero degli alunni cresca”.
L’occasione sembrava ghiotta per ridurre il numero di alunni per classe, ma il processo non è mai stato neanche avviato come ipotesi.
Così, sostiene ancora Verga, “il paradosso è che al calo degli iscritti non corrisponda un calo degli alunni per classe, delle così dette classi pollaio, conferma di come ormai, a ogni livello, si navighi a vista confidando esclusivamente sul senso del dovere di migliaia di lavoratrici e lavoratori del settore”.
A pesare, ma questa non è una novità, c’è anche l’abbandono scolastico, che, ricorda il sindacalista Uil Scuola, rimane un fenomeno “tipico nella scuola secondaria di secondo grado”, in particolare del primo biennio.
Il problema è che “di questo passo, la scuola pugliese e meridionale – conclude Verga – è destinata a un processo irreversibile di desertificazione, con conseguenze allarmanti per la società e per l’occupazione”.
Questo significa che i tagli di oltre 5 mila insegnanti (con conseguenti lavoratori docenti e Ata perdenti posto), attuato con l’ultima Legge di Bilancio nel prossimo anno, più altri 2-3 mila Ata in meno, però poi slittato al 2026, potrebbero quindi essere con molta probabilità i primi di una lunga serie che nei prossimi anni è destinata a crescere. Assieme al dimensionamento degli istituti, con quelli meno numerosi destinati a fondersi con gli altri che diventano scuole-madri. Soprattutto al Sud, dove il calo di iscritti risulta più vistoso.