La decisione del consiglio di istituto del Liceo “Pascal” di Pomezia sta suscitando polemiche.
Questa mattina studenti e studentesse si sono mobilitati davanti alla scuola per manifestare il loro dissenso verso i criteri di ammissione che non permetteranno a tutti e tutte di frequentare l’istituto l’anno prossimo.
Come abbiamo già riportato in un precedente articolo, a seguito della carenza di spazi, il consiglio di istituto ha deciso che i ragazzi che chiedono l’iscrizione al liceo dovranno presentare la loro media dei voti nello scrutinio finale di II media, oltre che la media dei voti riportati in alcune materie specifiche come italiano, inglese e matematica.
Gli studenti protestano e affermano di non poter accettare che il Liceo Pascal diventi una scuola d’élite “perché – dicono – la scuola dovrebbe combattere le disuguaglianze presenti nella società, non promuoverle”.
Ma, nel concreto, come si possono contrastare le decisioni del consiglio di istituto sul piano amministrativo?
Va detto che le delibere del consiglio di istituto, così come tutte le altre decisioni di un qualsiasi organo collegiale, sono considerate “atti definitivi” contro i quali è ammesso solamente il ricorso al TAR.
Nel caso specifico, dunque, chi ritiene di essere leso in un proprio diritto o interesse legittimo da questa decisione non può fare altro che rivolgersi al Giudice amministrativo.
Va però chiarito un punto: il ricorso non può essere presentato da chiunque ma solamente da chi è in qualche modo interessato alla questione.
In altre parole si potrebbe rivolgere al TAR la famiglia di un alunno che non viene accettato a causa dei suoi voti bassi.
E se il TAR dovesse dare ragione alla scuola?
A quel punto alla famiglia non resterebbe altra strada che il Consiglio di Stato che dovrebbe decidere in via definitiva.