Riceviamo e pubblichiamo una riflessione sull’ennesimo boom di iscrizioni al liceo scientifico, che a Roma raggiunge cifre da record, prodotta da Cristina Costarelli, presidente Anp Lazio e dirigente scolastico del liceo Newton di Roma.
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Si sono chiuse il 4 febbraio le iscrizioni per il prossimo anno scolastico 2022-23 e a Roma si è ripresentato immutato il problema dello scorso anno: un grande flusso di studenti si è indirizzato verso i licei scientifici del centro della città che non sono riusciti ad accogliere le molte richieste, lasciando in esubero anche centinaia di studenti in alcune scuole.
Si possono individuare alcune motivazioni a determinare questa situazione:
Pertanto, a causa dei limiti di spazio nelle scuole destinatarie di un flusso troppo alto di domande, si deve procedere, nelle settimane successive alla chiusura delle iscrizioni, allo smistamento delle richieste: verso le scuole di seconda e terza scelta, se indicate e se hanno posti disponibili, oppure verso scuole, anche non indicate, che hanno posto. Si tratta di un lavoro complesso per le segreterie e delicato per le famiglie che in pochi giorni devono prendere una nuova decisione, a malincuore perché la prima scelta è stata disattesa: in questo modo gli alunni non accolti tornano necessariamente in zone più periferiche, scoprendo negli anni a venire che anche in esse si trovano bene.
È una situazione quindi che richiede una soluzione, dal momento che ogni anno si ripropone invariata. Le risposte ricevute finora non sono per nulla convincenti; da un lato si confida nel calo demografico, già registrato nelle suole del primo ciclo e che dovrebbe propagarsi nelle scuole superiori nell’arco di 5/6 anni: si tratta di un riscontro che lascia molto perplessi, sia perché nel frattempo il problema si riproporrà per diversi anni, sia perché non è detto che si risolva anche con l’eventuale calo della natalità, se continuerà comunque il flusso verso il centro.
Altra risposta che viene data è che gli enti locali stanno pianificando la costruzione di nuove scuole in periferia, dal momento che al centro non ci sono spazi edificabili per nuovi plessi scolastici: riposta anch’essa opinabile. Se è vero infatti che in centro non è possibile costruire edifici, è vero però che ci sono palazzi inutilizzati che possono essere riconvertiti a scuole e si possono realizzare strutture leggere nei cortili e nelle pertinenze delle scuole; d’altro canto, costruire in periferia non sarebbe utile perché in queste aree le scuole hanno già posti disponibili e perché comunque le famiglie fanno scelte diverse. Il rischio reale è pertanto quello di spendere fondi (quelli del PNRR).
Per costruire edifici non necessari, a meno di non voler forzatamente spostare il flusso verso le periferie riproponendo l’obbligatorietà di frequenza della scuola del territorio: decisione sicuramente inopportuna che non rispetterebbe la libertà di scelta da parte di alunni e famiglie.
Purtroppo già possiamo immaginare che, passate queste settimane critiche, altre urgenze porteranno a dimenticare il problema, che si riproporrà irrisolto a febbraio 2023 se nessuno deciderà di affrontarlo in modo rispondente alle esigenze reali del flusso delle iscrizioni.
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