In questi mesi, in cui si susseguono gli open day nelle scuole, si parla moltissimo di orientamento, soprattutto in seguito alla pubblicazione della circolare sulle iscrizioni 2025/2026, che potranno essere effettuate dall’8 al 31 gennaio.
Lo scrittore e docente Enrico Galiano, su Il Libraio, ha scritto alcune riflessioni sull’orientamento a scuola, ribadendo ancora una volta come, suo avviso, la scelta della scuola superiore sia ardua e prematura per l’età in cui viene fatta, 13/14 anni.
“A tredici anni, per come funziona attualmente il nostro sistema scolastico, scegliere la scuola superiore è come dover comporre un menù per la cena di Natale quando al massimo sai fare una pasta in bianco; come scegliere una fidanzata solo dalle foto; come salire su un aereo sapendo solo il continente dove atterrerai”, ha esordito con ironia.
“Insomma: se ci azzecchi, essenzialmente è fortuna. Il sistema scolastico italiano propone una vasta gamma di opzioni, dal liceo al tecnico, fino al professionale; inoltre, da qualche anno a questa parte, offre anche molte facilitazioni per chi magari, dopo qualche mese, si accorge di aver sbagliato strada e vuole cambiare. Quindi se al primo colpo ti va male non è così un dramma come un tempo. La varietà, però, a volte rischia di essere eccessiva: davanti a un’offerta così ricca e stratificata, arriva inesorabile non la mancanza ma l’imbarazzo della scelta”, ha aggiunto.
Cosa succede negli altri Paesi? “Guardiamo all’estero. In Germania il percorso scolastico si indirizza verso scelte specifiche già a 10 anni, attraverso la modalità della facoltatività di alcune materie. In pratica, a 10 anni puoi scegliere quali materie facoltative fare, così da poter piano piano capire quali ti stimolano di più. Dall’altro lato, però, c’è una maggiore rigidità una volta che ci si è indirizzati verso un percorso. In altri sistemi, la specializzazione avviene più tardi: intorno ai 15-16 anni in Finlandia e Regno Unito, per esempio. In Francia, poi, le nostre ‘scuole medie’ durano un anno in più, così da dare un po’ più di tempo ai ragazzi per decidere”.
“Già, però: e da noi? Di cosa si sente soprattutto la mancanza? Ad ascoltare i miei studenti e quelli che incontro in giro, di questo: di un lungo lavoro di conoscenza di sé, di autoconsapevolezza. Insomma: non è la scelta della scuola che arriva troppo presto, ma l’orientamento che arriva troppo tardi”, ha concluso.
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