Per l’anno prossimo le iscrizioni si potranno fare on line grazie al progetto “Scuola in chiaro” lanciato con molta enfasi nei giorni scorsi dal Ministero dell’istruzione.
In realtà i tempi previsti dal Ministero appaiono un po’ troppo stretti e non è affatto certo che per il 12 gennaio il servizio possa decollare.
A partire dal prossimo 4 gennaio, infatti, il Ministero metterà a disposizione di tutte le scuole una piattaforma che conterrà i dati già conosciuti dal sistema informativo centrale (indirizzo della scuola, telefoni, sedi e così via); entro il 12 le istituzioni scolastiche potranno completare la scheda inserendo altre notizie ritenute utili.
Eventualmente la scuola potrà anche “caricare” a sistema documenti (per esempio il Pof della scuola o modelli personalizzati per le iscrizioni, ecc..)
A quel punto sulla homepage del sito del Miur verrà messa a disposizione un’applicazione che consentirà di ricercare e localizzare le scuole su una mappa utilizzando numerosi criteri di ricerca.
“La completezza dei dati – avverte il Ministero – dipenderà anche da ogni istituzione scolastica che potrà rendere pubblici i propri dati contribuendo così ad una operazione di trasparenza e diffusione delle informazioni che rappresenta uno degli elementi qualificanti dell’autonomia scolastica”.
Nel caso in cui la scuola predisponga modelli di iscrizione personalizzati la “procedura on line” sarà tale solo di nome (ed è strano che il Miur si ostini a parlare di “iscrizione on line”).
Infatti la famiglia dovrà scaricare il modello e provvedere a compilarlo; quindi – come spiega il Miur nella nota n. 6756 del 30 dicembre – il modello stesso dovrà essere “scannerizzato” e salvato in formato Jpeg e Pdf e quindi trasmesso alla scuola utilizzando la piattaforma del Miur.
In alternativa il modello – spiega sempre il Miur – potrà essere trasmesso tramite fax o per posta ordinaria oppure consegnato personalmente all’ufficio di segreteria.
Considerato che il Ministero ne parla come se si trattasse di una innovazione di eccezionale importanza, tanto da meritare di essere inserita in un apposito “Progetto”, non c’è davvero male.
In modo artigianale e ricorrendo alle proprie risorse (è bene non dimenticare che per due anni consecutivi nelle casse scolastiche non è arrivato neppure un euro per le spese di funzionamento e ancora si aspetta di sapere che fine hanno fatto i fondi della legge 440 del 2010) moltissime scuole in tutta Italia hanno già fatto le stesse cose e forse anche qualcosa di più.
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