La veloce risposta del Miur sulle iscrizioni degli alunni figli degli stranieri privi di permesso di soggiorno non piace alla Flc-Cgil: per il sindacato, infatti, dire, come ha fatto il ministero di Viale Trastevere, che questi genitori dovranno “recarsi presso le segreterie delle scuole che provvederanno ad acquisire le domande di iscrizione” rimane un atto discriminatorio.
Il problema è che questi nuclei familiari sono sprovvisti di codice fiscale. Un elemento invece indispensabile per vedersi validata la domanda d’iscrizione scolastica. “Mai prima d’ora in questo paese era stato messo in discussione il diritto di tutti ad andare a scuola”, tuona Mimmo Pantaleo, segretario gnerale Flc-Cgil.
Che poi aggiunge: “l’articolo 38 del Testo Unico sull’immigrazione prevede che i minori stranieri presenti sul territorio siano soggetti all’obbligo scolastico e l’articolo 45 del Regolamento di attuazione precisa che i minori stranieri presenti sul territorio nazionale hanno diritto all’istruzione indipendentemente dalla regolarità dall’acquisizione del permesso di soggiorno e nelle forme e nei modi previsti per i cittadini italiani”.
Che poi aggiunge: “l’articolo 38 del Testo Unico sull’immigrazione prevede che i minori stranieri presenti sul territorio siano soggetti all’obbligo scolastico e l’articolo 45 del Regolamento di attuazione precisa che i minori stranieri presenti sul territorio nazionale hanno diritto all’istruzione indipendentemente dalla regolarità dall’acquisizione del permesso di soggiorno e nelle forme e nei modi previsti per i cittadini italiani”.
Per il primo sindacato della scuola la questione non è di poco conto. Non si tratta, insomma, di una sfumatura. Tanto che la Flc-Cgil ha deciso di scrivere una lettera al Ministro, nella quale chiede all’amministrazione “di provvedere immediatamente ad eliminare questo ostacolo, di porre immediatamente rimedio, di darne informazione a tappeto, capillare ed efficace, chiarendo che tutti, anche i figli di coloro che non hanno il permesso di soggiorno, hanno diritto di andare a scuola”.
Da Miur la risposta è stata immediata. Già poche ore dopo le dure parole di Pantaleo, l’ufficio stampa del ministero dell’Istruzione sottolineava che non c’è alcun “rischio per le iscrizioni a scuola dei figli di immigrati senza permesso di soggiorno e quindi privi del codice fiscale”.
Controreplica della Flc-Cgil: “è sicuramente positivo aver risolto le difficoltà di iscrizione per i figli degli immigrati senza permesso di soggiorno. Ma, Contrariamente a quanto afferma il Ministero dell’Istruzione, i problemi non sono affatto risolti”, ribatte il sindacato confederale.
Continuano ad emergere, sempre per il sindacato, diversi “nodi”: “oltre agli immigrati, ai figli di genitori ex conviventi ora separati, segnaliamo anche i bambini per i quali la procedura di adozione non sia ultimata e che quindi non sono ancora in possesso del codice fiscale. Ribadiamo e reiteriamo la nostra richiesta di lasciare aperta per tutti la possibilità di effettuare l’iscrizione secondo le modalità tradizionali. Per tutti, sottolineiamo con forza, e non solo per particolari categorie che il sistema informatico non è in grado di riconoscere, altrimenti il ricorso al cartaceo si tradurrebbe in una sorta di stigma e/o di discriminazione”.
“I processi di dematerializzazione, in un sistema democratico, devono funzionare a garanzia dei principi di universalità, di inclusione, di non discriminazione. Se per riuscirci occorre spendere un po’ più di tempo e risorse occorre trovare l’uno e le altre. Certo quei principi e i diritti che ne conseguono non possono essere sacrificati sull’altare di una presunta modernità tecnologica; sarebbe una tragica confusione tra mezzi e fini.
La Flc-Cgil ricorda, per concludere, di avere scritto al Ministro la mattina del 24 gennaio, “rappresentando queste esigenze. Siamo in attesa di risposte. Urgenti. Ed efficaci”. Quelle dell’ufficio stampa, anche se giunte a stretto giro di posta e bene argomentate, evidentemente non bastano.