“In relazione alla riorganizzazione degli spazi imposta dalla pandemia, e visti i numeri considerevoli degli studenti già iscritti, si comunica che al momento attuale non è possibile accogliere alcuna ulteriore richiesta di iscrizione per nessuno dei cinque anni di corso”. È quanto apparso sul portale internet di un Liceo romano e che lo dice chiaro e tondo sulle diposizioni del Ministero relative alle distanze buccali: se si rispettano, distanziando di un metro tra un alunno e l’altro, bisogna limitare le iscrizioni. Gli spazi sufficienti non ci sono e dunque, non potendo ammassare, non si iscrivono gli studenti.
E per i dirigenti questa la logica non fa una grinza, aiutanti in ciò dalle calcolatrici col calcolo dei centimetri a disposizione per ciascun alunno, considerato appunto che gli spazi, soprattutto nelle scuole dei centri storici, sono quel che sono, né politica edilizia razionale e accurata è stata mai fatta.
Per cui sbrigativamente si può dire: chi c’è c’è e chi non c’è si arrangi.
Il Ministero, allertato, ha però subito precisato che prima di tutto viene il diritto allo studio e poi la pandemia col covid19. Ma ha pure invitato i presidi in difficoltà, per quella logica tanto cara del cerchio e della botte, a mettersi a disposizione dei genitori per cercare insieme un’altra scuola più capiente e che possa accettare l’iscrizione.
Le priorità infatti sono ad elastico e di fronte alla esigenza di tanti genitori di iscrivere il proprio figlio in una scuola nelle vicinanze delle abitazioni, o comunque comoda per i propri bisogni, non si può che accoglierla e dunque ogni soluzione compromissoria va bene.
Dalla Minerva si suggerisce infatti: “Le istituzioni scolastiche si facciano parte attiva nell’aiutare la famiglia a trovare un’altra sistemazione consona anche attraverso il supporto degli ambiti territoriali degli Usr”. Non specifica però cosa deve fare il preside se anche questa soluzione non trova soluzione.
Insomma arrangiarsi, mentre la singolare contesa rimane fra diritto allo studio e diritto alla salute: qualcuno dovrà soccombere.
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