Ultimi giorni per l’iscrizione ai diversi ordini di scuola. Manca poco, dunque, alla chiusura del 30 gennaio. E, soprattutto per la scelta di indirizzo alle superiori, sono ancora molti quelli che non hanno ancora deciso, che sentono il bisogno di qualche giorno per definire bene la propria opzione.
Segno di avere compreso la delicatezza del passaggio, da un lato, e dall’altro di un punto di mediazione ancora da trovare tra le tante informazioni, i troppi indirizzi, e la consapevolezza di attitudini, passioni e preparazione di base.
Solo l’altro giorno, incontrandomi con alcuni ragazzi di terza media ed i loro genitori, mi sono trovato di fronte ad un generale scoramento di fronte alle criticità del nostro tempo, per cui immaginare un futuro è davvero, così mi è parso, non facile.
Perché sembrano a prima vista questioni lontane, come cambiamento climatico, crisi geopolitica e pandemia, ossia la forza dell’imponderabile nella vita, e sono cose che ci attraversano tutte, lasciandoci sospesi tra mille perché.
Ma un pensiero positivo, una forma di speranza, mi sono permesso di commentare, sono la responsabilità che ogni tempo è chiamato ad assumere e condividere. Per cui anche la scelta di indirizzo di studio, quindi di una prospettiva di futuro, visto il ruolo centrale della formazione e della cultura, è già costruire insieme questa speranza che tutti invochiamo.
Ogni stagione di vita e di storia, dunque, ha le sue luci ed ambiguità, per cui spetta a ciascuno fare la propria parte. E la scuola è l’unico, oramai, momento trasversale di crescita in comune, prima ancora della tipologia di indirizzo e delle materie da studiare. Le quali non sono altro che le diverse finestre sul mondo nel quale ci troviamo.
Quindi, l’iscrizione a scuola è un po’ come gettare il cuore oltre l’ostacolo, confidando nell’aiuto e collaborazione di tutti, in primis dei docenti che ancora non si conoscono e delle famiglie, perché una iscrizione non è mai una delega in bianco.
Poi, e non è cosa secondaria, pensando all’iscrizione non ci si deve fermare ai cliché dominanti, che privilegiano la scelta liceale a prescindere, perché tutti gli indirizzi sono portatori di cultura e di formazione, ma da versanti diversi e nel rispetto delle diverse attitudini dei nostri ragazzi e ragazze.
Tanto da consentire comunque anche la successiva scelta universitaria, a parte la formazione professionale regionale.
Perché se vogliamo che questi nostri giovani possano maturare, come già vediamo nei più grandi già usciti dalla scuola, devono poter anche “sudare” su percorsi di studio che siano il più possibile in linea con i propri talenti e capacità, senza trascinarsi alla meno peggio, come mi è capitato più volte di sottolineare, perché inseriti in percorsi per i quali la propensione si faceva fatica a rintracciare.
Come, cioè, non ci sono scuole di serie A e scuole di altra serie, così non ci sono materie culturali per definizione ed altre solo di contorno, ma tutte hanno un loro valore. L’importante è far bene il percorso, con bravi docenti, di concerto col consiglio di classe e con una visione unitaria di scuola.
Infine, è sempre bene ricordare che la scuola non è solo istruzione, ma anzitutto contesto educativo, nel senso di un luogo di amicizia e di crescita assieme. Su quelli che un tempo chiamavamo “valori”. Per cui l’iscrizione è anche un affidamento, cioè un fidarsi in ciò che potrà maturare tra ragazzi e nella vita di classe. E qui i genitori devono anche tra di loro confidare, dialogando con figli e docenti, in questa crescita, che è anche loro crescita, perché sia realmente di aiuto ad una maturazione responsabile ed autonoma dei propri figli.
Perché, imparando e sbagliando, possano aprirsi, loro ma anche noi adulti, alla vita e alle mille criticità.
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