Attualità

Iscrizioni scuola 2023, scelta delle superiori: perché i genitori non dovrebbero proiettare le proprie aspettative sui figli

Oggi 9 gennaio, sino al 30, viene aperto lo spazio per le iscrizioni ai vari ordini di scuola. Un momento delicato, che segnerà la vita di bambini e ragazzi. Perché non tutte le scuole sono, al di là delle vetrine e degli slogan, del tutto uguali, perché incontrati maestre e docenti in gamba sarà una avventura, e poi scuole con stili educativi e progetti didattici e integrativi innovativi.

Questa sottolineatura vale per tutti gli ordini di scuola, ma in particolare per la scelta di scuola superiore.

Ed i genitori ed i ragazzi grandi di tempo ne hanno avuto per conoscere e studiare le varie proposte, e anche a gennaio sono stati previsti degli open day, anche con appuntamenti personalizzati.

Il momento è delicato, dicevo, soprattutto per i ragazzi delle terze medie (o secondarie di primo grado), per la scelta, tra diverse possibilità, di scuola superiore. Facile comprendere quindi la delicatezza del momento, perché segnerà il futuro di questi ragazzi.

Giusto, quindi, che dedichiamo qui a loro un po’ di spazio speciale.

A fine dicembre sono stati consegnati i “consigli orientativi” da parte dei consigli di classe.

Per mia esperienza, non tutti i ragazzi e le loro famiglie seguiranno questi “consigli”, per vari motivi.

Credo però che questi stessi ragazzi abbiano il diritto di discuterne ancora con i loro docenti, ed in famiglia, perché c’è ancora tempo.

Le iscrizioni, infatti, chiudono il 30 gennaio, e non è necessario fare la rincorsa per iscriversi subito, perché, in questo caso, non è vero che “chi prima arriva prima alloggia”.

No, le iscrizioni sono tutte on-line, e non conta la data di iscrizione, ma tutti saranno alla pari il 30 gennaio.

Per cui c’è ancora tempo, e se vi fossero dei dubbi e delle perplessità, è bene fermarsi un attimo.

Anzi, come mi è capitato di ripetere, suggerisco un proverbio dei Tuareg: “fermati un attimo, arrivi prima”.

Un ruolo centrale, come è giusto, spetta ai genitori, non solo perché titolari delle domande di iscrizione, ma perché responsabili educativi in prima persona della crescita dei propri figli, anche se, per la scelte di quale scuola superiore, è sempre bene non sovrapporre le proprie aspettative con i talenti, la preparazione di base, le attitudini dei figli.

Ai genitori, anche negli incontri ViOrienta organizzati dal GdV, mi sono permesso di consigliare una cosa.

Essendo un tasto delicato, è bene rifletterci a fondo, per non proiettare sui propri figli un rischio che ho visto più volte ripetuto, cioè le loro aspettative, i loro desideri, ma contemperare bene attitudini e capacità emerse, perché la scelta di indirizzo e di scuola sia il più possibile in linea con quanto già maturato dai loro figli.

Perché, l’ho verificato negli anni, gli stessi studenti e le loro famiglie, per questa scelta, vengono bombardati da mille informazioni, forse troppe. Mentre, ad esempio, non sempre si conoscono realmente gli stili educativi, al di là dei vari indirizzi di studio, come le concrete proposte e le reali prospettive occupazionali dei vari indirizzi, sapendo di un quadro che cambia velocemente, quello del mondo del lavoro, ma che i ragazzi formativamente devono conoscere, almeno a grandi linee, per dotarsi delle capacità e degli strumenti per corrispondervi adeguatamente.

Devono farsi un’idea, da subito, della complessità, come della mutevolezza, di questi scenari che incontreranno dopo gli studi.

È importante, insomma, sapere che non sempre quello che si pensa chiaro ed evidente, in realtà poi è davvero così, per la scelta.

Penso qui all’annuale conferma di un dato, raccolto da Alma Laurea, il consorzio che fa capo all’Università di Bologna: il 47% dei laureati – questa la notizia che fa venire i brividi – alla domanda se rifarebbe la stessa scelta a 14 anni dichiara con coraggio l’errore di gioventù. Quanti destini personali bruciati negli anni, e quante reali opportunità di lavoro sacrificate per miopia o poca trasparenza? Perché di fronte a certe scelte, giuste o sbagliate, non si torna indietro, fatte salve rare eccezioni.

Esistono cioè le “passerelle”, i cambi di scuola o di indirizzo, ma non sempre sono indolori. Meglio dunque prevenire.

Il cuore della scuola è anzitutto garantire ai nostri giovani una buona preparazione di base, per poi concentrarsi su iniziative che orientino in itinere le loro scelte, dopo l’esame di maturità, verso la formazione universitaria, oppure verso gli ITS, cioè i corsi biennali post-diploma, o verso una occupazione da subito.

Durante la scelta di scuola superiore, dunque, sarebbe giusto che i ragazzi comprendessero che queste future scelte sono tutte di pari dignità, l’importante è che ciascuno trovi la propria strada.

Per tale ragione, gli open day delle scuole superiori dovrebbero tutti condividere la fine del vecchio pregiudizio, figlio di Leibniz, secondo il quale la cultura deve liberare dal lavoro, denigrando così soprattutto il lavoro manuale, i laboratori, le officine, le botteghe artigiane, quelle che hanno reso l’Italia il secondo Paese manifatturiero dell’Ue dopo la Germania.

Pensiamo qui, ad esempio, al ruolo importante dei CFP, centri di formazione professionale, anche ai fini della prevenzione della dispersione.

L’orientamento, quindi, va costruito sulla base delle attitudini e dei talenti, e della preparazione di base maturata.

Perchè gli errori fatti a 13-14 anni difficilmente potranno essere corretti. Ai ragazzi e ai genitori alcune cose, però, le possiamo dire da subito. Anzitutto, che i risultati scolastici delle scuole medie non possono indicare con evidenza le capacità e l’intelligenza. Perché non sempre i ragazzi hanno incontrato docenti capaci di “entusiasmarli”, facendo emergere cioè le passioni. In secondo luogo, dobbiamo sempre ricordare che le intelligenze sono diverse, e non è detto che le didattiche adottate siano riuscite a cogliere l’“interesse” di tutti gli studenti, a mettere a frutto cioè i talenti comunque presenti. Pari dignità, perciò, tra le diverse forme di intelligenza, dunque tra tutti i ragazzi in quanto persone, e tra tutti gli indirizzi di studio, come tra tutte le prospettive occupazionali.

Gianni Zen

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