Lo scorso 30 gennaio si sono chiuse le iscrizioni per l’anno scolastico 2023/2024. Poco dopo il ministero dell’Istruzione e del Merito ha diffuso i primi dati sulle preferenze di studenti e famiglie: ciò che è balzato all’occhio è sicuramente il grosso calo di iscrizioni al liceo classico, nonostante la scelta del liceo rispetto ad un istituto tecnico è risultata essere prevalente.
Come mai il liceo classico è risultato essere così poco appetibile? A riflettere su ciò è stato lo scrittore ed insegnante Eraldo Affinati, in un’intervista a La Repubblica. “Il classico, storicamente, offre una formazione universale di accesso a tutte le facoltà universitarie, non un diploma utilizzabile per l’inserimento professionale, quindi potremmo supporre, al di là dei casi specifici, che le famiglie interessate a uno sbocco lavorativo immediato preferiscano orientare altrove i propri figli. Il valore della cultura fine a se stessa, incarnato dal classico, sembra oggi poco considerato nelle scelte della maggioranza, a favore di un sapere funzionale”, ha detto.
Secondo questa linea di pensiero i genitori preferiscono che i figli abbiano maggiori prospettive lavorative, che un liceo classico, nella maggior parte dei casi, non può fornire. O almeno questo è il sentore comune. “Esiste già la possibilità, per chi vuole, di andare oltre lo schema tradizionale del liceo classico in quanto molto spesso, nello stesso istituto, i ragazzi possono scegliere indirizzi contigui, come le scienze umane, linguistiche, coreutiche, sportive. Senza dimenticare le tante sperimentazioni concesse dal regime dell’autonomia scolastica. Ad esempio, il liceo classico europeo, attivo in numerose città italiane, affianca allo studio delle lingue antiche, l’apprendimento di quelle straniere, ha aggiunto Affinati, che ha enumerato alcune versioni “alternative” della formazione classica.
Ma chi sceglie questo percorso? “È innegabile che molti degli iscritti al classico abbiano vantaggi culturali e socio-economici di partenza. Tuttavia è una scuola che viene scelta spesso anche come riscatto sociale sia dalle famiglie non benestanti, sia da quei ragazzi (per fortuna ce ne sono ancora!) interessati allo studio in sé”, ha continuato.
Affinati ha detto che c’è il rischio che il classico possa “ridursi a una torre d’avorio che si rinserra in un cerchio di eletti impegnati a discutere tra loro”.
Secondo quest’ultimo oggi più che mai però il liceo classico può essere un ottimo alleato: “Un umanista ha le chiavi per aprire tutte le porte, a patto che non se le tenga solo per sé! Oggi più che mai, nella nuova dimensione digitale, avremmo bisogno di richiamare i ragazzi alla concentrazione e al rigore, alla verifica delle fonti, all’esercizio quotidiano, allo studio che nasce dalla pura passione, anche per superare gli equivoci legati all’apprendimento istantaneo, all’imperante superficialità informativa che paradossalmente la maggiore disponibilità di notizie non cessa di incrementare. Un giovane di talento, in questa fase storica, dispone di una potenzialità conoscitiva mai esistita in passato. Dobbiamo ripristinare, per lui e per tutti noi, le gerarchie di valore nel grande mare magnum del Web: dove farlo se non al classico?”, ha concluso.
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