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Iscrizioni, se Gorizia si ritrova con 108 Comuni e Trieste 27 e tutti italianizzati

In Slovenia sta facendo discutere quanto emerge sul sito iscrizioni on line del MIUR. Se da un lato vi è anche la traduzione in sloveno, non sempre corretta, dall’altro emerge una questione che qui nel Confine Orientale fa sempre e giustamente discutere.

Il PrimorskiD principale quotidiano sloveno denuncia che alla voce Provincia di Gorizia e Trieste risultano i nomi italianizzati delle località della Slovenia, ma che la “colpa” sarebbe del codice fiscale. Questo perché, la storia è complessa. La provincia di Gorizia, alla voce luogo di nascita risulta con ben 108 Comuni, quella di Trieste con ben 27 Comuni, mentre a quella di residenza, risulta la reale portata dei Comuni della provincia attuale di Gorizia e di Trieste, di gran lunga inferiore rispetto a quella prima del 1947, quando venne stipulato il Trattato di Pace, come poi definita per alcuni aspetti anche dal Memorandum di Londra del 1954.  Si tratta di località che dopo la conquista da parte dell’Italia, hanno subito l’occupazione fascista, poi nazista, poi con l’avvento dell’esercito di liberazione popolare Jugoslavo l’amministrazione Jugoslava, poi angloamericana. Per poi alcuni essere assegnati alla Jugoslavia, oggi inesistente, ed altri all’Italia.

L’avvento del nazionalismo italiano, ha comportato processi di italianizzazione forzata brutali. I processi di italianizzazione violenta e forzata, tramite la folle formula della “restituzione” del cognome, o nome o denominazione alla sua versione originaria, cioè inesistente, ha comportato nella Venezia Giulia anche l’invenzione, nella immaginazione visionaria collettiva, di un santo e di una sorta di re. Il primo caso riguarda San Dorligo della Valle. Non esiste alcun San Dorligo, nessun Santo.

Eppure esiste un Paese che si chiama, ora San Dorligo. E’ vero che intorno al XVI secolo si iniziò ad affermare, per questa località, il nome di San Dorligo, storpiatura Sant’Ulderico, pur essendo sempre noto con il nome sloveno Dolina che significa valle. Ma nel 1923, per mano del fascismo, assunse ufficialmente la denominazione di San Dorligo della Valle. Però il 3 luglio 2002, dopo un referendum popolare, al centro abitato veniva restituita la denominazione di Dolina, ma a livello nazionale rimarrebbe la denominazione San Dorligo della Valle. Nel sito del Ministero dell’Interno, ad esempio, più volte emerge la sola indicazione San Dorligo della Valle.

Ed è logico che nell’immaginario collettivo, anche per semplificazione comunicativa, specialmente per chi non è di queste parti, quel comune verrà chiamato semplicemente San Dorligo della Valle ed identificato come tale. L’altro caso è quello di Redipuglia.

Molti sono convinti che trattasi di un re vero e proprio, a volte è capitato di leggere non Redipuglia, ma Re di Puglia. Anche questa terra di mezzo, il cui nome originario era Sredi Polje, venne italianizzata in tal vile modo. Operazioni di bonifica, di cancellazione identitaria ed etnica che hanno colpito soprattutto gli sloveni, ma anche austriaci e tedeschi, croati e serbi.  

E quello che si denuncia è anche che nella voce provincia di Gorizia o di Trieste, sezione luogo di nascita, i Comuni e le località slovene sono italianizzate. Per esempio Ajba è Aib, Anhovo è Anicova Corada, Bate è Battaglia della Bainsizza, Dolenja vas è Villabassa.

Facendo un salto sulla sezione luogo di nascita è interessante notare come sia mutato il mondo, per esempio emerge Africa del Sud Ovest fino al 31 dicembre 1975, Antille Britanniche fino al 1975 o 1984, Armenia fino al 1994, Jugoslavia fino al 4 febbraio 2003, anche se sarà solo nel settembre del 2003 che la Repubblica Federale di Jugoslavia cambiò definitivamente denominazione. Insomma un salto nel passato, un problema di burocrazia che riaccende una brutta pagina di storia, un problema del luogo e del quando si sia nati, in terre ove si può essere nati, appunto, sotto il fascismo, aver vissuto poi l’occupazione nazista, l’amministrazione Jugoslava, quella anglo-americana e la riassegnazione, per alcune di esse, all’Italia. 

Marco Barone

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