Studiare non serva a nulla e allora i ragazzi lasciano la scuola più per scelta che per costrizione. La ricerca dell’Isfol mette in luce questo dato, per cui accanto ai dispersi per condizioni socioeconomiche ci sono i ragazzi che lasciano perchè umiliati o demotivati dalle ripetute bocciature.
La ricerca, che è stata effettuata su un campione 1.500 ragazzi tra i 14-17enni usciti dalla secondaria di primo grado, ha messo in luce che il 38,2% del campione erano dispersi, di cui il 61,4% erano maschi e il 38,6% femmine. In ogni caso sembra proprio che la causa principale degli abbandoni e delle dispersioni sia da attribuire alle condizioni economiche delle famiglie, compresa la loro carenza di scolarizzazione.
Infatti il 52% dei dispersi dichiara di lavorare, il 91% sono lavoratori dipendenti, il 63% a contratto. Inoltre è apparso che il 21,4% dei dispersi è stato bocciato alle medie, mentre su 179 di essi, 124 hanno abbandonato successivamente dimostrando quindi che la bocciatura è una delle cause trainanti dell’uscita dalla scuola.
Fra l’altro il 43% di costoro non frequenta nessun corso di istruzione, mentre nulla incide il cambio di indirizzo di studio, tanto che solo il 6% dei dispersi aveva tentato altre iscrizioni. ntre l’abbandono si registra prevalentemente nei primi due anni della scuola superiore. Il biennio delle superiori, dove si registra l’abbandono più massiccio, è il momento più a rischio e soprattutto nei professionali. La conferma di tale incredibile perdita di giovani alla istruzione viene anche dal ministero del lavoro che nell’a.s. 2008/2009 hq registrato negli istituti professionali il minimo storico dei passaggi dal primo al secondo anno con l’82,9% dei passaggi contro l’86% dell’anno dopo e, rispettivamente, l’88,5 e il 90,8% dei tecnici.
Il biennio delle superiori è dunque la strettoia attraverso cui il 57,4% dei dispersi non passa, visto che questi ragazzi dichiarano di non aver incontrato particolari difficoltà alla scuola media.
In ogni caso il 69% degli intervistati dichiara di aver abbandonato per scelta, mentre solo il 7% per necessità, anche se non proclamano accuse né ai docenti né alla scuola. Importante invece appare ai ricercatori il fatto che la disoccupazione percepita tra diplomati o laureati induca i ragazzi a non frequentare più la scuola: a cosa serve studiare se poi non si trova lavoro?
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