Islam, altro che pugno in faccia

Nelle stesse ore della strage di Parigi, in Nigeria, duemila persone, per lo più cristiane, venivano uccise e due bambine venivano fatte saltare in aria. Ma la nostra mente, grazie al potere totalizzante dei media, era a Parigi. Nel 1995, inaugurando la moschea di Roma, la più grande d’Europa, Giovanni Paolo II si dichiarava lieto che i musulmani si potessero riunire in preghiera nella città del successore di Pietro, sottolineando che quell’edificio sacro era il “segno eloquente della libertà religiosa riconosciuta ad ogni credente” nella cultura cristiana. Ma papa Wojtyla lamentava, in quell’occasione, che in alcuni paesi islamici, mancasse lo stesso riconoscimento. Oggi, dopo venticinque anni, la situazione è di molto peggiorata. Quei segni di libertà, auspicati dal papa, non ci sono stati. Il 2014, in particolare, segna un bilancio drammatico per i cristiani nel mondo. Dalla Somalia al Pakistan sono morti in 100 mila per non tradire la fede in Cristo.

Nel mondo, su 196 paesi, in 20 la libertà religiosa non esiste, ed in 14 di questi la sua negazione è legata al fondamentalismo islamico di Al Qaeda, di Boko Haram o di al Shabaad. In altri casi, invece, (come in Cina, Corea del Nord, Eritrea ecc.) la persecuzione religiosa è perpetrata da regimi autoritari. “Qualcuno sente il nostro grido? Quante atrocità dobbiamo sopportare prima che qualcuno, da qualche parte, venga in nostro aiuto?”, ha dichiarato il patriarca cattolico di Gerusalemme, Fouad Twal. Secondo l’esperto di religioni del “Boston Globe”, il cristianesimo è oggi la religione sottoposta al maggior numero di attacchi in tutto il mondo. Nel 2012 il Pew Forum on Religion and Public Life di Washington ha rivelato che l’80% di tutti gli atti di persecuzione religiosa compiuti nel mondo è diretta contro i cristiani. Anche i seguaci di altre confessioni subiscono minacce ma non allo stesso livello. La caduta del muro di Berlino fece ipotizzare a Francis Fukuyama la “fine della storia”, cioè l’inizio di un mondo senza guerre. Invece, il 1989 segna il passaggio dallo “scontro ideologico” fra America e Russia allo “scontro di civiltà” su base religiosa, teorizzata da Bernard Lewis e Samuel Huntington.

La realtà è che siamo nel pieno di una guerra, piaccia o non piaccia. La civiltà occidentale, indebolita dalla società opulenta e dalla diffusione dell’ateismo, mostra segni di decadenza morale che la rendono vulnerabile di fronte all’offensiva fondamentalista e a strategie belliche non convenzionali. Qui, siamo ben oltre una parolaccia detta alla mamma che dovrebbe scatenare il pugno, per dirla con papa Francesco. Siamo di fronte ad una persecuzione sistematica e planetaria. È giunto il momento di reagire, prima che sia troppo tardi. “I cristiani devono piantarla di dire che bisogna andare d’accordo con tutte le idee. – Affermò il cardinale Biffi. – È così per chi non ha nessuna idea. O l’Europa ridiventerà cristiana o l’Islam vincerà”. 

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