Secondo il presidente dell’Istat Enrico Giovannini, che ha presentato il rapporto “Noi Italia”, per avere una ripresa forte servono politiche diverse.
Tra le “100 statistiche per capire il Paese” spicca in particolare il dato sul tasso di inattività che tra i 15 e i 64 anni ha raggiunto quota 37,8% valore tra i più elevati d’Europa, con l’Italia battuta solo da Malta (gli inattivi sono quelli che né sono occupati né sono in cerca di un lavoro). Particolarmente elevata è l’inattività femminile (48,5%).
“La crisi economica ha colpito molto più il Sud che il Nord. Non tanto nel 2008-2009 quanto adesso che le imprese esportatrici, concentrate al Nord vanno bene e quelle che producono per il mercato interno hanno invece difficoltà.” dice il presidente, mentre “il Mezzogiorno è in particolare difficoltà come dimostrano i dati sull’occupazione e sulla povertà, poiché vi si concentrano le famiglie più numerose.”
Nel 2011 le famiglie in condizioni di povertà relativa sono risultate l’11,1%: si tratta di 8,2 milioni di individui poveri, il 13,6% della popolazione residente. La povertà assoluta coinvolge il 5,2% delle famiglie, per un totale di 3,4 milioni di individui.
Guardando al 2010 circa il 57% delle famiglie residenti in Italia ha acquisito un reddito netto inferiore a quello medio annuo (29.786 euro, circa 2.482 euro al mese).
In Sicilia si osserva la più elevata diseguaglianza nella distribuzione del reddito e il reddito medio annuo più basso (il 28,6% in meno del dato medio italiano).
Nel 2011 in Italia è risultato occupato il 61,2% della popolazione di 20-64 anni, solo un decimo di punto in più rispetto al 2010. Nella graduatoria europea, solamente Ungheria e Grecia presentano tassi d’occupazione inferiori. Si presenta molto marcato lo squilibrio di genere: le donne occupate sono il 49,9%, gli uomini il 72,6%. Il tasso di occupazione della popolazione in età 55-64 anni nel 2011 è al 37,9%, in aumento rispetto al 2010. Il 13,4% dei dipendenti ha un contratto a termine, valore di poco inferiore alla media europea. La quota di occupati a tempo parziale è pari al 15,5%. Nel 2011 il tasso di disoccupazione giovanile italiano (15-24 anni) è stato del 29,1%, in aumento per il quarto anno consecutivo e superiore a quello medio dell’Unione europea (21,4%).
Ogni mille abitanti 63 imprese: primato Ue, ma dato in calo Nel 2010, in Italia operavano più di 63,5 imprese ogni mille abitanti, un valore tra i più elevati d’Europa. L’indicatore è abbastanza stabile nel tempo, sebbene negli anni più recenti si registri una contrazione a causa della crisi. Il tasso di imprenditorialità – calcolato come rapporto tra numero di lavoratori indipendenti e totale dei lavoratori delle imprese – sfiora il 31% ed é il più elevato fra i paesi dell’Unione europea. La propensione all’imprenditorialità é maggiore nel Mezzogiorno (38,4%) che nel Centro-Nord (28,8%). La dimensione media delle imprese italiane, pari a 3,9 addetti, in ambito europeo è superiore solo a quella di Portogallo, Slovacchia, Repubblica Ceca e Grecia.
In dieci anni la popolazione straniera residente in Italia è più che triplicata (Censimento 2011) e nell’ultimo decennio il saldo naturale della popolazione straniera – fortemente positivo – ha parzialmente compensato il saldo naturale negativo della popolazione italiana: all’1 gennaio 2012 i cittadini stranieri non comunitari regolarmente presenti in Italia sono poco più di 3 milioni e 600 mila, circa 100 mila in più rispetto all’anno precedente. Tra il 2010 e il 2011 i flussi di nuovi ingressi verso il nostro Paese hanno subito un brusco rallentamento: i permessi rilasciati durante il 2011 sono 361.690, quasi il 40% in meno dell’anno precedente. (Il Sole24Ore)
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