Nonostante tra il 2004 ed il 2011 siano migliorati quasi tutti gli indicatori di istruzione e formazione, gli italiani si nutrono sempre meno di cultura e sono ultimi in Unione europea per numero di laureati con il del 20,3% di persone di 30-34 anni che hanno conseguito un titolo universitario a fronte del 34,6% della media Ue.
Il rapporto rileva una trend positivo degli indicatori della formazione in Italia, ma lento nell’adeguamento agli standard Ue e non privo di criticità come il forte aumento dei Neet, i giovani di 15-29 anni che non lavorano e non studiano cresciuti – in quanto categoria duramente colpita dalla crisi – dal 19,5% del 2009 all 22,7% del 2011.
Diminuisce drasticamente, inoltre, la partecipazione culturale degli italiani passata, in un solo anno, dal 37,1% del 2011 al 32,8% del 2012: in flessione cinema, teatri, musei, mostre concerti, ma anche dvd e quotidiani. Solo la lettura dei libri e’ rimasta invariata.
Le donne risultano in generale più istruite e formate degli uomini, ma restano marcate differenze sociali, così come quelle territoriali, sostanzialmente sfavorevoli al Sud: nel Mezzogiorno, ad esempio, i Neet nel 2011 sono il 31,9%, il doppio della quota relativa a Nord (15,4%).
Infine, dagli indicatori Bes emerge nettamente che in Italia l’estrazione sociale e il tasso di istruzione della famiglia di provenienza continua a incidere troppo sui livelli di istruzione e competenze dei giovani: la mobilità sociale italiana è bloccata e la scuola pubblica non riesce, pertanto, ad assolvere la sua naturale funzione di riequilibrio sociale per i ragazzi provenienti da famiglie svantaggiate.
Anche la fotografia scattata dal XV Rapporto AlmaLaurea, e riportata dall’agenzia Dire, sulla condizione occupazionale dei laureati, che sarà presentato ufficialmente domani a Venezia all’Universita’ Ca’ Foscari nel corso del convegno “Investire nei giovani: se non ora quando?”, la situazione dei nostri laureati non è rinfrancante.
Sono sempre di più i laureati disoccupati, anche fra chi possiede un titolo di studio di grande richiesta lavorativa come gli ingegneri.
AlmaLaurea ha intervistato oltre 400mila laureati post-riforma di tutti i 64 atenei aderenti al Consorzio.
La rilevazione 2012 ha coinvolto oltre 215 mila laureati post-riforma del 2011 – sia di primo che di secondo livello – indagati a 1 anno dal termine degli studi, tutti i laureati di secondo livello del 2009 (quasi 65 mila), interpellati a 3 anni dal termine degli studi.
Per la prima volta l’indagine ha riguardato anche i laureati di secondo livello (oltre 40 mila) a 5 anni dal termine degli studi.
Il Rapporto evidenzia che “nell’ultimo anno si sia registrato un ulteriore deterioramento delle performance occupazionali dei laureati. Deterioramento che si riscontra non solo tra i neo-laureati, i più deboli sul fronte occupazionale perchè con minore esperienza, ma anche tra i colleghi laureatisi in tempi meno recenti”.
Ecco i dati: fra il 2011 e il 2012 la disoccupazione fra i laureati triennali è passata dal 19 al 23% (si registra un +12% se si calcolano gli ultimi 5 anni). Dato in crescita anche fra i laureati specialistici, quelli con un percorso di studi più lungo (dal 20 al 21%, che diventa un +10% se si calcolano gli ultimi 5 anni) e fra gli specialistici a ciclo unico, come i laureati in medicina, architettura, veterinaria, giurisprudenza (dal 19 al 21%, +12% in 5 anni). Una tendenza, fa notare AlmaLaurea, “che si registra in generale anche a livello di percorso di studio anche fra i laureati tradizionalmente caratterizzati da un piu’ favorevole posizionamento sul mercato del lavoro, come gli ingegneri”.
Le retribuzioni ad un anno dalla laurea superano di poco i 1.000 euro netti mensili: 1.049 per il primo livello, 1.059 per gli specialistici, 1.024 per gli specialistici a ciclo unico. Rispetto alla precedente rilevazione, le retribuzioni nominali risultano in calo, con una contrazione pari al 5% fra i triennali, al 2,5% fra i colleghi a ciclo unico e al 2% fra gli specialistici biennali. Se si estende il confronto temporale all’ultimo quadriennio (2008-2012), si evidenzia che le retribuzioni reali sono diminuite, per tutte e tre le lauree considerate, del 16-18%.
La laurea paga, ma nel lungo periodo. Anche a causa dei tempi lunghi di inserimento nel mondo del lavoro dei giovani dottori.
Per i laureati intervistati a 5 anni dalla laurea il tasso di disoccupazione si riduce a valori “fisiologici” (6%), nonostante la crisi. A cinque anni, l’occupazione indipendentemente dal tipo di laurea e’ prossima al 90%. Anche per quanto riguarda la stabilità del lavoro e il guadagno, tra uno e cinque anni dal conseguimento del titolo si evidenzia un generale miglioramento. Quelli che trovano più facilmente posto sono i laureati in medicina, economia-statistica, ingegneria (oltre il 90% è occupato a 5 anni dal titolo). la paga più alta a 5 anni dalla laurea va agli ingegneri (1.748 euro medi).
Seguono medici 1.662) e laureati economico-statistici (1.603). La laurea vale di più del diploma: i laureati hanno presentato un tasso di occupazione di oltre 12 punti percentuali maggiore rispetto ai diplomati.
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