La descrizione del report Istat del dicembre 2018, ma che si riferisce ai dati del 2017, è chiarissima: in un’Italia che legge pochissimo, i “nostri figli” sono quelli che leggono di più e lo fanno soprattutto se anche i loro genitori sono dei lettori.
E non c’entra la scuola.
Guardando, poi, l’evoluzione dei dati nel tempo, si può notare come, rispetto al 2007, vi sia stato un calo fortissimo della percentuale di lettori nelle fasce di età che vanno dai 25 ai 55 anni. Ma quelle sono proprio le classi di età che racchiudono i “genitori” dei ragazzi che sono oggi a scuola; e infatti se si sceglie il 2007 come dato di partenza si scopre che proprio nel maggio 2008 Facebook fu tradotto in italiano e dunque gli anni in cui gli attuali genitori dei ragazzi incominciarono ad usarlo .
Non si può certamente negare, chiosa un interessante articolo del Sole 24 Ore, che i ragazzi facciamo un uso massiccio di Internet, ma come ci mostrano i dati più recenti sull’uso dei Social media in Italia, i giovanissimi non possono “preferire i pensieri twitter”, perché Twitter non lo usano proprio, così come non usano Facebook.
Allo stesso modo, non possono fare “zapping continuo” perché non guardano la televisione, ma utilizzano i servizi di streaming online, da Youtube a Netflix.