“Sono oltre 2,3 milioni i giovani 15-29enni che non sono inseriti in un percorso scolastico e/o formativo e non sono impegnati in un’attività lavorativa”.
Il dato si riferisce al 2015 e a rilevarlo è l’Istat con il rapporto ‘Noi Italia’, pubblicato il 7 aprile. In totale si tratta del 25,7% dei giovani, con un’alta incidenza tra le donne (27,1%) e nel Mezzogiorno (in Sicilia e Calabria sfiora il 40%).
L’alta quota è comunque in leggero calo rispetto all’anno prima: nel 2014 i giovani che non studiano e non lavorano, i cosiddetti Neet, erano il 26,5%. Il primo ribasso dall’inizio della crisi. È indicativo che chi ha da poco varcato la soglia dei trenta anni risulta laureato appena uno su quattro.
Nel 2015, rileva, solo “il 25,3% dei 30-34enni ha conseguito un titolo di studio universitario, un livello di poco inferiore al 26% stabilito come obiettivo per l’Italia ma lontano dal 40% fissato per la media europea”. Quindi, la quota di chi ha un titolo accademico sale, nel 2014 era al 23,9%, ma il target Ue, fissato nella Strategia Europa 2020, rimane davvero lontana.
L’Istat ha anche rilevato che “sale al 14% l’incidenza del lavoro a termine nel 2015, più alta nelle regioni meridionali (18,4%) rispetto al Centro-Nord (12,5%)”. L’Istituto spiega come la quota dei dipendenti a termine si ottiene dal rapporto percentuale tra i dipendenti a tempo e il totale dei dipendenti.
In generale, “nella graduatoria europea relativa al 2014, solamente Grecia, Croazia e Spagna presentano tassi di occupazione inferiori a quello italiano mentre la Svezia registra il valore più elevato (74%).
L’Italia è indietro anche nell’uso del web: la posizione nazionale è decisamente inferiore alla media Ue28 (75% nel 2014), perché solo Bulgaria e Romania fanno peggio di noi. Nel confronto europeo, anche la diffusione della banda larga nelle famiglie italiane è inferiore alla media dei 28 paesi (78% nel 2014), i valori più elevati si registrano nel nord Europa.
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Sempre secondo l’Istat, gli utenti di Internet nel nostro paese sono il 60,2% (circa 34 milioni 500mila persone), ma solo il 40,3% si connette quotidianamente. La totalità delle regioni del Centro-Nord ha livelli di uso di Internet superiori al valore nazionale, nel Mezzogiorno la quota è più bassa. L’uso della rete è fortemente collegato all’età, con una quota di utenti che decresce progressivamente dopo i 24 anni.
Riguardo la banda larga, dal 2006 è aumentata la quota di famiglie che dispongono di una connessione veloce per accedere a Internet da casa, con quasi due terzi delle famiglie che nel 2015 utilizzano una connessione a banda larga. Il Mezzogiorno, e in particolare la Calabria (56,6%), si trovano in posizione svantaggiata.
L’Istat ha anche fotografato il livello anagrafico e lo stato civile. Ci sono pochi matrimoni, ancor meno figli e tanti, tanti anziani. Perchè il nostro Paese diventa sempre più popolato da vecchi: al 1° gennaio 2015 risultano 157,7 anziani ogni 100 giovani. E 55,1 persone in età non lavorativa ogni 100 in età lavorativa; valori in continua ascesa negli ultimi anni.
In caduta libera i fiori d’arancio. Perché con 3,2 matrimoni ogni mille abitanti, l’Italia è uno dei paesi dell’Ue28 in cui si va meno a nozze. Nel corso del 2014 in tutte le regioni si é verificata una stasi o un calo, fatta eccezione per il Trentino-Alto Adige. Resiste la tradizione del Mezzogiorno con la nuzialità più alta mentre il Nord-ovest è l’area con meno matrimoni rispetto alla popolazione. L’incidenza di divorzi rimane comunque bassa: 8,6 ogni 10mila abitanti nel 2014; a livello europeo solo Irlanda e Malta registrano valori inferiori (anno 2013). Per le separazioni si sta verificando una convergenza tra le varie aree del Paese (14,8 e 14,6 ogni 10mila abitanti nel Centro-Nord e nel Mezzogiorno) mentre il divario Nord-Sud per i divorzi resta ancora evidente (rispettivamente 9,8 e 6,6).
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Continua, pure a diminuire il numero medio di figli per donna (al Sud le mamme più giovani): nel 2014 si attesta a 1,37 mentre occorrerebbero circa 2,1 figli per garantire il ricambio generazionale.
Capitolo stranieri: in Italia risiedono oltre 5 milioni di cittadini non italiani (1,9% in più rispetto all’anno precedente) che rappresentano l’8,2% del totale dei residenti. Tuttavia, il flusso in ingresso di cittadini non comunitari verso il nostro Paese risulta in flessione: nel corso del 2014 i nuovi permessi rilasciati sono stati quasi il 3% in meno rispetto all’anno precedente. La riduzione dei nuovi ingressi ha riguardato soprattutto il Nord-est del Paese, mentre nel Mezzogiorno si è registrato un deciso aumento (quasi 8mila in più), a seguito soprattutto degli arrivi per mare di persone in cerca di protezione internazionale. Il grado di istruzione degli stranieri è di poco inferiore a quello degli italiani; tra i 15-64enni quasi la metà degli stranieri ha al massimo la licenza media, il 40,1% ha un diploma di scuola superiore e il 10,1% una laurea (tra gli italiani il 15,5%).
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