Il rapporto Istat sulla conoscenza pubblicato nella giornata del 22 febbraio dà l’occasione alla Flc-Cgil di proporre alcune considerazioni sul sistema di istruzione del Paese.
“Nonostante alcune buone notizie sui progressi effettuati – afferma la Flc – le forme della disuguaglianza sociale restano praticamente intatte. Infatti, scrive l’Istat nel suo Rapporto, ‘le condizioni di partenza continuano a incidere sui percorsi e i risultati dell’istruzione, attribuendo maggiori chance relative a chi proviene da famiglie più istruite’. Un dato confermato anche dalle ultime statistiche dell’OCSE”.
“L’Istat – aggiunge il sindacato di Francesco Sinopoli – sostiene che la strada dei figli appare tracciata già prima dell’università, nella scelta del tipo di scuola superiore: nel 2016, ‘ha conseguito un diploma liceale quasi il 60% dei diplomati con genitori laureati, il 30% di quelli con genitori in possesso di un titolo di istruzione secondario superiore e appena il 21% dei figli i cui genitori hanno al più la licenza media’ “.
Sottolinea Sinopoli: “Sembrano risuonare nella loro attualità le parole profetiche di don Lorenzo Milani sulla immobilità sociale dell’istruzione, che resta uno dei fattori chiave per comprendere il fenomeno delle differenze e delle disuguaglianze tra aree del paese, depresse e ricche, tra sud e nord”.
Una riforma della scuola seria, rimarca la Flc, avrebbe dovuto porre rimedio a questa situazione mentre “al contrario, la legge 107 del 2015 ha puntato sull’ideologia della competizione e ha colpevolmente riportato nella scuola forme di autoritarismo, di cui avremmo volentieri fatto a meno”.
“Dinanzi alle conferme dei dati Istat, per cui chi nasce in una famiglia educativamente povera tale è destinato a restare – conclude la Flc – occorre immediatamente dare seguito ad una rifondazione costituzionale della scuola, a partire dall’articolo 3 per finire all’articolo 33. Non possiamo restare soddisfatti dei sia pur minimi progressi effettuati in questi anni”.