L’articolazione dell’Agenzia Nazionale per lo Sviluppo dell’Autonomia Scolastica dovrà essere definita tramite l’adozione di un regolamento ai sensi del D.L. 30 luglio 1999, n. 300.
Con apposita circolare – n. 76 del 28 dicembre 2006 – il ministro Giuseppe Fioroni ha dichiarato superati tutti gli organi dell’Indire (Istituto Nazionale di documentazione per la ricerca educativa) e degli Irre (Istituto regionale di ricerca educativa), come previsto dalla legge 27 dicembre 2006, n. 296 (legge Finanziaria 2007), e preannunciato la nomina di uno o più Commissari straordinari da parte del Presidente del Consiglio dei Ministri.
Nell’attesa e in preparazione del passaggio degli enti suddetti all’Agenzia, i predetti enti sono stati invitati alla rendicontazione di fine anno, illustrativa della situazione finanziaria e patrimoniale, anche determinando l’eventuale avanzo di amministrazione, distinto nella parte disponibile da quella vincolata e l’eventuale consistenza di cassa.
Successivamente gli enti ormai decaduti dovranno presentare l’attività in corso, cioè un elenco di tutti i progetti in itinere, quelli in via di programmazione mettendo a disposizione del Commissario straordinario tutti gli elementi per poter eventualmente portare a compimento siffatti progetti se, ovviamente, conformi agli obiettivi del nuovo istituto.
Si apre, come si vede, un nuovo capitolo della storia della scuola italiana che ognuno si augura esclusivamente ordinato al vero rinnovamento dell’intero sistema di istruzione e di formazione italiano che ancora, nonostante l’acceso dibattito di questi ultimi decenni, stenta a porsi, e a stare, al passo di quelli dei Paesi più evoluti.
Che questo sia vero è dimostrato dall’attenzione che pure bisogna porre alla storia stessa degli enti che la legge Finanziaria ha inteso abolire. Enti pachidermici, con strutture direttive impossibilitate a muoversi agilmente per il raggiungimento delle loro specifiche finalità, condizionati dagli interessi e dai perversi meccanismi politici dei partiti che tante volte se ne sono serviti per spartire nomine e incarico.
Le riforme attuate in questi ultimi anni, soprattutto relativamente agli Irre, sono la dimostrazione delle sofferenze e dei disagi della vita stentata cui sono stati costretti questi enti regionali distratti da finalità estranee ai loro specifici obiettivi pur in presenza di altissimi costi di gestione e per il funzionamento.
Certo l’Indire, come è noto, ha accumulato in quasi ottanta anni di vita un patrimonio incommensurabile di strumenti e di risorse culturali che ci auguriamo non vada disperso, ma eventualmente arricchito e potenziato.
Al momento bisogna prestare attenzione alla trasformazione in atto, alla riconversione, insomma, dell’Indire e degli Irre in Agenzia per l’autonomia. Se siamo convinti tutti – ministro Fioroni compreso – che è l’autonomia il vero ed unico fattore di rinnovamento della scuola italiana; se siamo convinti che a distanza di un decennio ancora oggi l’autonomia non ha espresso tutte le sue potenzialità, la creazione di una struttura ad hoc può sicuramente rappresentare l’unica via di uscita.
Bisogna fare attenzione, tuttavia, a che il regolamento che sarà emanato non prefiguri un altro strumento per le spartizioni cui è abituata oggi la politica italiana.