Istituti sporchi costretti a chiudere, colpa dello Stato che si è affidato alle cooperative

Stanno assumendo proporzioni nazionali i disservizi dovuti all’affidamento delle pulizie di migliaia di scuole a ditte esterne negli istituti del Nord e a cooperative di ex lavoratori socialmente utili al Sud. La riduzione progressiva dei finanziamenti statali per le cooperative di ausiliari sta producendo una carenza di pulizia tale che, notizia delle ultime ore, alcuni dirigenti sono stati costretti a chiudere i propri istituti.
Il sindacato, che ha preso posizione in tempi non sospetti, reputa quanto sta accadendo una conseguenza della insensata politica dei tagli decisa dai nostri governanti anche su questo fronte di spesa: due anni fa, infatti, si spendevano per le pulizie cosiddette esternalizzate circa 600 milioni di euro. Nel 2013 la spesa si era ridotta già di un terzo. E il 2014 sarà ancora peggio.
Tramite il decreto del “fare”, approvato nei mesi scorsi su spinta del Consiglio dei ministri, sono stati sottratti 25 milioni per l’anno in corso e altri 50 verranno risparmiati nel 2015. Arrivando così in meno di un lustro a dimezzare la spesa: tra un biennio lo stanziamento pubblico per le ditte di pulizie esterne sarà di appena 280 milioni. Ma si tratta di un’operazione di spending review che non porterà alcun beneficio: a conti fatti lo Stato sta spendendo il doppio e producendo disservizi all’utenza scolastica.
Come se non bastasse, l’obiettivo del Governo di garantire, con i soldi risparmiati, le assunzioni nelle università e negli enti di ricerca, elevando tra il 20 e il 50% il turn-over rispetto all’anno precedente, è venuto meno. E ciò a causa del successivo blocco delle assunzioni protratto fino al 2018.
“Bisognerà attendere almeno cinque anni per vedere realizzata l’assunzione dei previsti 1.500 docenti ordinari e di altrettanti nuovi ricercatori”, ricorda Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir. “Solo che nel frattempo – continua – le scuole stanno chiudendo perché sono piene di immondizia. Tanto valeva, allora, assumere in ruolo gli 11.851 collaboratori scolastici messi da parte proprio per risparmiare i fondi destinati a fare spazio ai lavoratori socialmente utili e alle cooperative che li gestiscono. Il personale Ata della scuola avrebbe garantito un servizio migliore e anche quella sorveglianza agli alunni che i pulitori esterni non assolvono”.
“Su questa vicenda – continua Pacifico – pesa poi il parere dei giudici amministrativi, che con la sentenza numero 333 del Tar del Lazio hanno reputato illegittimo tagliare il personale Ata e nel contempo mantenere in vita dei posti da assegnare ad ausiliari esterni alla scuola a minor costo: con quella sentenza, tecnicamente è stato annullato l’accantonamento dei posti previsti dal D.P.R 119/2009, laddove non investito delle stesse riduzioni di posti relativi all’organico Ata disposto dalla legge 133 del 2008. In sostanza – conclude Pacifico – oltre 11mila collaboratori scolastici oggi sarebbero stabilizzati e i fondi mal gestiti sarebbero bastati anche, come riportava la relazione tecnica del decreto del ‘fare’, per coprire le loro progressioni di carriera”.
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