Istituti tecnici e professionali: Rapporto di monitoraggio su attuazione riforma
Fotografa la situazione un corposo Rapporto di monitoraggio, relativo agli istituti tecnici e professionali nel primo anno di applicazione delle Linee guida, il 2010/11. L’indagine è stata curata dall’Agenzia Nazionale per lo Sviluppo dell’Autonomia Scolastica (Ansas-Indire) su incarico della Direzione generale per l’istruzione e formazione tecnica superiore e per i rapporti con i sistemi formativi delle regioni, e serve soprattutto ai decisori politici e vertici ministeriali, a cui spetta il compito di far fronte alle criticità emerse.
Il monitoraggio è stato realizzato online dal 7 dicembre 2011 al 14 gennaio 2012. Gli istituti oggetto dell’indagine, statali e paritari, erano in tutto 3.016. Di questi ha risposto il 48,4%, meno della metà, con maggiore partecipazione degli istituti statali (60,7%) e scarsa degli istituti paritari (11,8%). La regione con il tasso di partecipazione più alto è l’Emilia Romagna (il 79,9% complessivo, il 53,3% delle scuole paritarie e l’82,8% delle statali), seguita da Veneto e Liguria.
I dati riportati si possono così riassumere: sufficiente l’informazione/formazione, avviata l’innovazione curricolare e didattica, piuttosto scarsa l’innovazione organizzativa, del tutto insufficiente la valutazione/certificazione delle competenze acquisite.
Circa il 90% del personale scolastico (dirigenti e docenti) ha partecipato a conferenze di servizio, seminari, gruppi di lavoro. Ma riguardo alle innovazioni sul piano organizzativo, le percentuali cominciano a scendere significativamente. Almeno un dipartimento disciplinare è stato costituito nel 70,8% degli istituti, mentre il comitato tecnico scientifico solo nel 29%, e non sempre con la presenza di componenti esterni.
Ma gli aspetti più critici riguardano la progettazione didattica e soprattutto la valutazione e certificazione delle competenze. Emerge con forza la richiesta di una definizione di criteri adeguati alla nuova formulazione di capacità e competenze raggiunte dal singolo studente e dal gruppo classe. Come si osserva nel Rapporto, se la valutazione “è ben praticabile rispetto a competenze circostanziate e contestualizzate, risulta meno facile da applicare a quelle variamente definite relazionali, comportamentali, trasversali, le quali, lasciate ad un libero campo definitorio delle singole scuole, rischiano di sconfinare in psicologismo”. E ancora: “L’uscita dall’impasse si colloca forse nel confronto tra esperienze diverse, nella proposizione di modelli validi uniformanti, anche costruiti attraverso la ricucitura di elementi selezionati da varie proposte”. Insomma a livello centrale il Ministero deve fare la sua parte.
Nella realtà concreta, è stato poi evidenziato che i tagli pesano e compromettono il raggiungimento degli obiettivi. Le problematiche son ben note: dalla riduzione delle ore di laboratorio e compresenze alla mancanza di risorse per l’attuazione di progetti in collaborazione con soggetti esterni per un maggiore collegamento scuola-lavoro.
Dal monitoraggio, la richiesta prevalente che emerge dalle scuole è così sintetizzabile: tempi e risorse per adeguarsi. “Sembra quasi che la scuola, di fronte all’innovazione, voglia prendere tempo per metabolizzarla, per riequilibrare, con attenzione autoreferenziale, la distanza tra la realtà in cui vive e gli obiettivi a cui la pone di fronte il riordino”.