L’istruzione tecnica e professionale, secondo i dati forniti dall’Ocse, sarebbe un ottimo viatico per il lavoro. Il 68% dei 25-34enni con una qualifica tecnico-professionale ha un impiego. Eppure, scrive Il Sole 24 Ore, col nuovo anno la percentuale di iscritti agli istituti tecnici si conferma al 31% del totale nei neo-ingressi; si scende al 14,4% tra i professionali. Vanno meglio i percorsi di istruzione e formazione professionale regionali (specie da Napoli in su).
Tra i motivi alla base del mancato decollo dell’istruzione tecnica ci sono nodi di sistema, come il poco orientamento in uscita dalle scuole medie, la scarsa pratica laboratoriale, e di recente, l’alternanza scuola-lavoro dimezzata.
Ci sono poi questioni culturali, come il motto “prima studi, poi lavori”. Da noi, infatti, appena il 4,4% di under 25 studia e ha un contatto iniziale con le aziende, in Germania è il 36,8 per cento.
A ciò si aggiungano due questioni- segnala sempre Il Sole 24 Ore- che riguardano direttamente il mondo delle imprese: gli apprendistati duali sono pressoché impossibili, e mancano partnership strutturate tra scuole e imprese. Nel nostro ordinamento abbiamo le reti di scuole da un lato, le reti di impresa dall’altro. Non c’è una governance condivisa.
Eppure, nonostante questi “freni”, l’istruzione tecnico-professionali si conferma una formazione di livello, e, sempre secondo l’Ocse, rappresenta «un percorso efficace per l’ingresso nel mondo del lavoro».
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