Istituti tecnici superiori, entro 180 giorni lavoro assicurato per tre studenti su quattro

Il Governo continua a inviare messaggi entusiastici sulla spendibilità dei titoli acquisiti dopo la frequenza positiva degli Istituti tecnici superiori: i dati aggiornati su questo moderno ciclo di studi post-diploma, sono stati presentati il 28 maggio a Firenze, all’interno dell’Auditorium del complesso di Santa Apollonia, nel corso della IV Conferenza dei Servizi “Gli Istituti Tecnici Superiori per lo sviluppo del Paese”, organizzata dall’Indire, promossa dal Miur ed in collaborazione con la Conferenza delle Regioni.

Ebbene, su 1.098 diplomati 761 (69,3%) risultano essere occupati dopo 6 mesi (650 in coerenza con il percorso svolto), con una quota che sale a 860 a 12 mesi di distanza (78,3%).

Siamo ormai certi che questo genere di istituti, ha detto Gabriele Toccafondi, sottosegretario al Miur, costituiscono “un ruolo strategico per la crescita socio-economica del Paese e possono contribuire considerevolmente a invertire la tendenza negativa dell’occupazione giovanile poiché nascono come scuola speciali di tecnologia. Ora, con questo monitoraggio, abbiamo i dati per capire in che modo il sistema sta funzionando, quali sono le strategie che si sono rivelate vincenti, quali le criticità da analizzare, quali gli interventi da mettere in atto”.

 

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I dati presentati riguardano i 63 percorsi conclusi da almeno un anno al dicembre 2014 e portati a termine nel corso del triennio 2010-2013. Il 76% di chi ha scelto questi percorsi è di genere maschile, con una percentuale di abbandono del 22,3%. Il 96% dei frequentanti è diplomato e il 4% è laureato. La percentuale maggiore di donne partecipanti è nella fascia di età superiore ai 30 anni mentre per gli uomini si trova nella fascia di età compresa tra i 20 e i 24 anni. Le aziende che hanno ospitato i corsisti in attività di stage sono 1055. Il 65,3% dei docenti proviene dal mondo del lavoro, tra imprese (71%) e liberi professionisti (29%).

Le unità formative progettate sono 1.543; di queste, 23 sono svolte all’estero (1,5%) e 199 sono svolte in lingua estera. Per la prima volta, una quota dei contributi statali destinati agli Its, pari al 10%, viene assegnata grazie a un criterio di premialità che mette al centro, fra l’altro, il numero di diplomati, il loro esito nel mondo del lavoro, la qualità della didattica e degli stage effettuati. Su 63 percorsi valutati 42 riceveranno questo contributo che servirà per rafforzare i percorsi attivati. Con il ddl sulla “Buona Scuola” il Governo, già dal 2016, intende portare dal 10 al 30% la percentuale di risorse assegnate su base premiale alle singoli fondazioni. In Italia attualmente le Fondazioni Its sono 75, con 349 percorsi attivati e 7.838 studenti ammessi, di cui il 25,2% di sesso femminile. Fanno parte delle Fondazioni Its oltre 1.335 soggetti partner, tra imprese, Istituti secondari di II grado, agenzie formative, enti Locali, Dipartimenti universitari, enti di ricerca, camere di commercio, organizzazioni sindacali e altri soggetti del mondo del lavoro e della formazione.

 

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Alcuni dei 75 Its operano in più aree tecnologiche e in più ambiti. Il numero più elevato di Its (30, pari al 40%) appartiene all’area tecnologica Nuove Tecnologie per il made in Italy, in prevalenza nell’ambito del sistema agro-alimentare (12) e del sistema della meccanica (11). Seguono gli Its dell’area tecnologica Mobilità sostenibile (13), Efficienza energetica (11), Tecnologie innovative per i beni e le attività culturali – Turismo (10), Tecnologie della informazione e della comunicazione (6) e Nuove Tecnologie della vita (5). Il numero più alto di Fondazioni Its è presente in Lombardia (16), seguita da Lazio ed Emilia-Romagna (ciascuna con 7 Its) e dal Veneto (6). 

 

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Alessandro Giuliani

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