Le riforme del mondo dell’istruzione messe in pratica a cavallo del XIX e XX secolo, tra cui figurano quelle storicamente note come legge Coppino e Casati – hanno garantito, almeno sulla carte, l’obbligatorietà, la gratuità e la possibilità assoluta di ricevere didattica. Tali norme o indicazioni han provveduto ad unificare ed a rendere nota un’emergenza educativa globale e nazionale, nonostante le discrepanze politche tra nord e Mezzogiorno in termini di richezza ed opportunità: dato comune è in 78 % di analfabetismo che colpiva, indipendentemente dalle aree di riferimento, lo Stivale nel suo complesso, e necessaitava come fenomeno interventi strutturali efficaci per essere prima curato, come questione, e poi corretto, come problema, attraverso l’istituzione di scuole, anche per gli adulti. I problemi non mancarono: assenza di strutture, insegnanti preparati e sussidi, sino agli anni ’50 del secolo scorso, determinarono l’abbandono di potenziali studenti e la decrescita dell’interesse nei confronti della formazione. Quelli ch erano ragazzi e giovani in quell’epoca, in crescita, sono divenuti gli adulti e gli anziani del periodo corrente, senza basi, disorientati in un mondo che cambia molto, troppo velocemente, dotandosi di dimensioni non solo materiali, ma anche e soprattutto digitali. Cosa possiamo fare, dunque? Le risposte arrivano dall’UE.
Il 16 giugno 2022 una nuova pubblicazione del Consiglio d’Europa intitolata “The Digital Era? Anche la mia Era!” è stato lanciato a Roma in occasione della Conferenza ministeriale dell’UNECE sull’invecchiamento per promuovere la diffusione dell’alfabetizzazione digitale tra gli anziani. Nel suo intervento, An Hermans, autrice del libro e politica e studiosa belga di lunga data, ha sottolineato l’importanza dell’alfabetizzazione mediatica e informativa per gli anziani, un significato che aumenta quando le persone vanno in pensione e spesso si trovano da sole in una sfera digitale piena di sfide e opportunità. Ha sottolineato che l’alfabetizzazione mediatica e informativa è una chiave per garantire il diritto degli anziani a partecipare all’era digitale. La pubblicazione dello studio è di grande attualità: l’invecchiamento delle società europee è uno dei ‘megatrend’ del 21° secolo, che ha un impatto importante non solo sulla vita delle persone anziane. Oggi quasi il 20% della popolazione ha più di 65 anni; nel 2070, quella cifra sarà del 30%. Un secondo megatrend oggi è la trasformazione digitale che influenza tutti gli aspetti della civiltà umana. In che modo la digitalizzazione può supportare l’invecchiamento attivo e in buona salute, migliorare la qualità della vita, aiutare a restituire l’indipendenza agli anziani per garantire la loro piena partecipazione alla società e cambiare il paradigma da “anziani vulnerabili” a “anziani di valore”. Nell’affrontare i megatrend dell’invecchiamento e della digitalizzazione, le competenze di Media & Information Literacy (MIL) giocano un ruolo chiave. Le politiche di digitalizzazione, conclude l’autore, dovrebbero consentire a tutti gli individui e alle imprese di muoversi verso un futuro incentrato sulle persone, sostenibile e più prospero. La tutela dei diritti umani, della democrazia e dello Stato di diritto sono elementi essenziali della transizione digitale.
Nel 2007, attraverso un dedicato decreto ministeriale, è stato avviato il processo di riforma sulle basi delle disposizioni del 2012 e conclusosi nel biennio 2015/2016. L’espressione ‘educazione degli adulti’ non fa meramente riferimento al conseguimento di un titolo di studio spendibile – per ovvi motivi – ma al delineamento di competenze utili per inserirsi culturalmente in società e comprenderne i cambiamenti e le informazioni che la caratterizzano. Inoltre, con la riforma suddetta, sono stati istituiti i Centri Provinciali per l’Istruzione degli Adulti (CPIA) che costituiscono il cuore deei cambiamenti del settore e che, insieme alle scuole secondarie di secondo grado per i corsi di 2° livello, hanno sostituito, rispettivamente, gli esistenti CTP e corsi serali. Dal monitoraggio quanti-qualitativo condotto dall’Indire sull’istruzione degli adulti, relativo agli anni scolastici 2015/2016 e 2016/2017, su 126 CPIA, emerge che nell’anno scolastico 2016/2017 sono stati 108.539 gli iscritti ai vari percorsi formativi (+18,4% rispetto al 2015/2016). Sono aumentati anche i percorsi organizzati in carcere, di circa il 9% per il I livello, il 4% per il II livello e di oltre il 20% per i percorsi di alfabetizzazione. Nel 2016/2017, i corsisti in carcere iscritti ai percorsi di I livello sono passati da 2.995 a 3.645 (+21,7%); sono cresciuti anche gli iscritti ai percorsi di II livello, da 2.613 a 2.875 (+10,1%), e quelli iscritti ai percorsi di alfabetizzazione (+8%). Il tutto è noto nei rapporti Eurydice dell’UE.
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