Attualità

Istruzione domiciliare per alunni con disabilità: poche luci e molte ombre

Ad Evelina Chiocca, presidente del Coordinamento italiano insegnanti di sostegno, abbiamo chiesto un commento alla notizia della prossima uscita di un decreto ministeriale che regolamenterà l’istruzione domiciliare per gli alunni con disabilità.

Cosa ne sappiamo per il momento?

La stampa in questi giorni ha anticipato l’intenzione del ministro di emanare un provvedimento, attualmente in bozza, sull’istruzione domiciliare la cui attivazione, per gli alunni con disabilità, non prevede più il pregresso ricovero ospedaliero (art. 16 c. 1 del d.lgs. 66/17).

E fin qui mi pare che non ci sia da recriminare…

Certamente questo è un aspetto sicuramente da apprezzare, lascia invece alquanto perplessi il successivo comma; il comma 2-bis dell’art. 16, infatti,  prevede che siano definite le “modalità di svolgimento del servizio dei docenti per il sostegno didattico impegnati in attività di istruzione domiciliare”, ovviamente senza “nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica” (art. 16, c. 2-ter) e senza far cenno ai docenti curricolari, come se l’alunno con disabilità fosse alunno del solo docente di sostegno. Le prime indiscrezioni sul nuovo provvedimento lasciano intendere che i docenti curricolari parteciperanno solo per la formulazione del progetto.

Quali potrebbero essere le conseguenze negative di una impostazione del genere?

Ciò che preoccupa, è la prospettiva per nulla inclusiva che una tale organizzazione sosterrebbe. A ciò si aggiungano altre questioni, che non possono non essere considerate; fra queste c’è sicuramente il probabile, se non certo, incremento di fenomeni come la delega al solo docente di sostegno dell’intervento inclusivo e la conseguente deresponsabilizzazione dei curricolari.

Ci potrebbero essere conseguenze in materia di valutazione?

Esattamente: questo modello determinerà anche l’impossibilità dei docenti di sostegno di valutare gli alunni delle classi alle quali sono assegnati, considerato che non saranno mai in classe se non attraverso probabili eventuali collegamenti esterni.

E anche sulla formazione dei docenti c’è forse qualcosa da dire

Nella bozza che ora conosciamo manca la previsione di formazione del personale docente (entrare in un’aula è molto diverso dell’entrare in una casa privata).

Qual è il suo giudizio complessivo?

Come già stigmatizzato dalle organizzazioni sindacali, è proprio sbagliato, culturalmente e pedagogicamente, pensare di emanare un provvedimento che imponga ai soli docenti di sostegno lo svolgimento di attività che competono, invece, a tutti gli insegnanti, e non solo per l’impostazione inclusiva della nostra scuola, ma anche per quei principi di corresponsabilità e di condivisione propri dell’agire pedagogico-didattico.

Reginaldo Palermo

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