Dietro i numeri degli abbandoni, delle dispersioni, dei Neet, della mancate iscrizioni all’università si nascondono la realtà dello studio ormai diventato un lusso e non un diritto.
Huffingtonpost.it esamina questa particolarità tutta italiana per cui l’istruzione e la cultura diventano un costo sociale che paghiamo tutti con più disuguaglianze, con l’espandersi delle mafie, con un modello di sviluppo arretrato e senza innovazione.
Per questo, scrive huffingtonpost.it, è stata lanciata la campagna Free education, con una petizione online per fare cinque proposte concrete al Governo:
1) assoggettare le rendite finanziarie all’IRPEF per recuperare 2,4 mld di €, sufficienti per abolire la tassazione universitaria e coprire le spese di trasporto degli studenti universitari;
2) dirottare metà della spesa prevista per gli armamenti nei prossimi tre anni (7,5 mld di €) su istruzione e cultura;
LA TECNICA DELLA SCUOLA E’ SOGGETTO ACCREDITATO DAL MIUR PER LA FORMAZIONE DEL PERSONALE DELLA SCUOLA E ORGANIZZA CORSI IN CUI È POSSIBILE SPENDERE IL BONUS.
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3) utilizzare i più di 600 mln di € che lo Stato destina, tra finanziamenti diretti e sgravi fiscali, alle scuole private, per progetti di contrasto all’abbandono scolastico;
4) destinare i finanziamenti del “Bonus Cultura” ai neodiciottenni – 290 mln di € – all’accesso gratuito al patrimonio museale e archeologico (per quello statale basterebbero poco più di 150 mln di €);
5) rivedere la normativa sul diritto d’autore e riconoscere agli autori di opere scientifiche un diritto di ripubblicazione, sottraendo così i ricercatori dal ricatto della lobby dell’editoria scientifica e permettendo di contrastare efficacemente il caro libri.
Con la campagna Free education si chiede che quelli per formarsi siano considerati investimenti sociali e non costi individuali; l’istruzione gratuita non è una provocazione o un’utopia, ma un obiettivo concreto, raggiungibile con un diverso uso delle risorse pubbliche e con una riforma della tassazione in senso progressivo. Si tratta di un obiettivo urgente di fronte alla perdita di terreno nel confronto di altri Paesi europei e non solo.
Basta ricette vecchie, per costruire un Paese meno diseguale e più sviluppato servono soluzioni chiare e strutturali, a partire dal mondo della formazione e della cultura. Cambiamo rotta, abbiamo già perso troppo tempo e troppe opportunità.
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