Sedici docenti del mondo Universitario e della Scuola sono i promotori e le promotrici di un accurato appello volto a garantire lo svolgimento delle attività didattiche in un contesto sicuro per alunni, professori e personale scolastico tutto. L’appello è stato inviato al Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte, al Ministro della Salute Roberto Speranza, alla Ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina.
I numeri impietosi dei contagi e dei ricoveri, delle terapie intensive e dei decessi mostrano al mondo intero che l’Occidente sta pagando a caro prezzo l’incapacità di pianificare una risposta sistematica all’emergenza sanitaria rappresentata dal Sars-Cov-2.
In Italia siamo passati dal lockdown nazionale di oltre due mesi, in una fase in cui i contagi erano perlopiù concentrati in una Regione, al rifiuto del confinamento di massa proprio quando la circolazione del virus è aumentata in tutto il Paese; tale preclusione si fonda su motivazioni soprattutto economiche, le quali però non dovrebbero prevalere sulla tutela della salute.
Rispetto alla riapertura delle scuole, per come è avvenuta a settembre, non si possono non segnalare le seguenti criticità:
1) mancato rilevamento della temperatura all’ingresso, attraverso termoscanner;
2) assenza di test periodici per tutto il personale scolastico;
3) assenza di un affidabile monitoraggio della popolazione studentesca;
4) eccessiva discrezionalità dei singoli istituti in materia di prevenzione, in base a un frainteso principio di autonomia scolastica, inapplicabile alle misure di sanità pubblica;
5) nella fase iniziale, prima della chiusura delle scuole secondarie, scelta fra didattica a distanza a giorni alterni e a blocchi (per una-due settimane), laddove solo la seconda modalità consente una significativa riduzione del contagio;
6) mancato isolamento fiduciario per le classi con almeno un minore convivente con un positivo accertato;
7) mancato ricorso alle mascherine per bimbe e bimbi della scuola dell’infanzia;
8) spazi insufficienti per garantire un distanziamento appropriato, sistemi di aerazione inadeguati o del tutto assenti (a differenza di quanto sperimentato con successo in Germania);
9) farraginosa triangolazione famiglie-dirigenti scolastici-ASL per la comunicazione dei nuovi positivi (con un faticoso dialogo tra ASL e d.s./referente Covid), anziché un immediato intervento delle ASL sui nuclei familiari con un positivo e un minore in età scolare, seguito
da una tempestiva comunicazione alle scuole; è del resto assurdo che il tracciamento sia a carico delle segreterie scolastiche, già oberate di lavoro; serve dunque una condivisione effettiva dei dati tra scuole e ASL, altrimenti i contagi rilevati saranno sempre parziali;
10) scarsa o nulla informazione sull’andamento dei contagi nei vari istituti (dati sensibili che le ASL dovrebbero presentare con relazioni mensili, solo per motivare le chiusure), nonché mancanza di un protocollo unico per evitare eccessive difformità nelle scelte delle
ASL.
Sarebbe auspicabile, fin da subito, scrivono nell’appello i sedici promotori, fissare alcuni indicatori per decidere tra didattica in presenza e a distanza, in modo da prevenire ulteriori impennate nei contagi e garantire un tracciamento efficace. Tuttavia l’obiettivo di fondo dovrebbe essere ottenere dati più precisi sui contagi nelle scuole, mediante una seria attività di monitoraggio, che consentirebbe di non basarsi sulle rilevazioni più generiche attinenti all’intera popolazione. Alla luce delle raccomandazioni di esperti di vari àmbiti disciplinari (medicina, biologia, fisica, matematica ecc.), proponiamo le seguenti percentuali come soglie di guardia, calcolate su base settimanale nelle varie province:
1) positivi/persone testate (bollettino giornaliero della Protezione civile): 5%;
2) attualmente positivi per ogni 100.000 abitanti (stessa fonte): 20;
3) decessi/positivi negli ultimi 30 giorni (bollettino giornaliero dell’ISS): 0,6%.
Il superamento di due di questi indicatori dovrebbe comportare la chiusura delle scuole secondarie di primo e secondo grado.
Per la scuola dell’infanzia e la primaria si deve notare che finora contagi e quarantene non hanno risparmiato la fascia dai 3 ai 10 anni. Pertanto, qualora la prima o la seconda soglia fosse superata del doppio o si registrasse una letalità maggiore dell’1% (terzo indicatore), si dovrebbe comunque provvedere alla sospensione dell’insegnamento in presenza, contestualmente all’attivazione di contributi per l’assistenza domiciliare ai minori.
Dal punto di vista didattico si è assistito a una polarizzazione del dibattito, tesa ad attribuire alla distanza ogni disfunzione del sistema educativo. Benché la didattica a distanza abbia i suoi limiti,
un misurato ricorso a questa forma di insegnamento può contribuire a limitare la diffusione del virus. È dunque necessario compiere lo sforzo di inquadrarla pedagogicamente, avendo cura di stabilire criteri di sostenibilità e di qualità, un’operazione che nel corso di questi mesi è stata colpevolmente trascurata. La scelta, attuata nelle linee guida sulla didattica digitale integrata (DDI), di suggerire orari ricalcati sui tempi della didattica in presenza, può comportare un’eccessiva esposizione a lezioni non interattive via video non solo di adolescenti delle secondarie, ma anche di alunne e alunni della scuola primaria. Riteniamo pertanto opportuno che per ogni livello di scuola si stabilisca un limite orario giornaliero di didattica frontale via video, che vengano nel contempo predisposti adeguati interventi di formazione in grado di supportare il ricorso a una didattica interattiva a distanza, e che si ridefinisca il monte-ore obbligatorio per evitare eccessivi carichi
didattici in modalità sincrona e asincrona. Si ritiene altresì fondamentale organizzare a rotazione attività laboratoriali in presenza per gruppi fissi di 5/6 studenti.
Cristiano Corsini (Pedagogia sperimentale, Università Roma Tre)
Sebastiano Cuffari (Italiano e Storia, scuola secondaria di II grado, Brescia)
Antonella Enea (Psicologa, scuola primaria, Palermo)
Alessandro Ferretti (Fisica nucleare e subnucleare, Università di Torino)
Barbara Gizzi (Italiano e latino, Istituto Pacinotti Archimede, Roma)
Valentina Grion (Pedagogia sperimentale, Università di Padova)
Giulio Iraci (Storia e Filosofia, scuola secondaria di II grado, Roma)
Marco Isopi (Probabilità e statistica matematica, Sapienza)
Barbara Lippi (Italiano, storia e geografia, scuola secondaria di I Grado)
Giuseppe Marrani (Filologia italiana, Università per stranieri di Siena)
Maria Motta (Italiano, Storia e Geografia, scuola secondaria di I grado, Ravenna)
Rosario Paone (Storia e filosofia, Liceo Scientifico G.Seguenza, Messina
Claudio Puoti (Infettivologo ed epatologo, Istituto INI, Grottaferrata, Roma)
Luigi Spagnolo (Linguistica italiana, Università per stranieri di Siena)
Mila Spicola (Architetta e insegnante di Arte e Immagine, scuola secondaria di I grado, Palermo)
Renato Tassella (Lingua e cultura spagnola, Liceo Aristofane, Roma)
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