Istruzione, istruzione, istruzione. Sono le tre priorità del programma di governo di Tony Blair, esposte nel corso del congresso del partito laburista nel 1996 a Blackpool, quando lanciava la sua candidatura a guidare il governo. Ci riuscì, e a Downing Street rimase per 10 anni.
Un concetto simile a quello di Blair è stato espresso il 24 febbraio da Matteo Renzi, neo presidente del Consiglio, durante il suo discorso per chiedere la fiducia all’Aula di Palazzo Madama: un po’ a sorpresa, Renzi ha infatti messo anche la scuola al centro del suo programma. Quasi a ripercorrere la ‘lezione’ del ‘maestro’ Blair, fa notare in serata l’agenzia Ansa.
Blair prometteva riforma impegnandosi a spendere di più nell’istruzione. Renzi vuole entrare nelle aule ogni mercoledì, perché “l’educazione che si dà nelle scuole è motore dello sviluppo” e perché “sì, di fronte alla crisi economica non puoi non partire dalle scuole”. Un’altra analogia, un altro parallelo, un altro aiuto preso direttamente dalle mani del padre del New Labour che innovatore fu considerato anche sulla scuola quando annunciava con energia la sua voglia di cambiare. La riforma fu affidata al suo ministro dell’Istruzione David Blunkett, entrò in vigore nel ’98 e fu accolta come “la più importante dal dopoguerra”. Perché l’intervento di Blair voleva essere ‘culturale’ e pragmatico allo stesso tempo, voleva rimescolare le carte della società superando quella che chiamava ‘l’aparthaid dell’istruzione’ che teneva separato il percorso privato e quello pubblico (nel Regno Unito se ne discute ancora). Tentò di infrangerne il tabù dando il via ad una forma di partnership tra pubblico e privato fino ad allora inedita. Puntava sulla tecnologia, su internet, sull’insegnamento a distanza. “Istruzione, istruzione, istruzione”. Il mantra fu ripetuto anche nel 2001 nella corsa per il secondo mandato, l’impegno fu rinnovato (“aumenteremo la spesa per l’istruzione come fatto nel primo mandato”), la motivazione immutata: “Perché è in una buona scuola che si acquisiscono gli strumenti per la vita e per il lavoro”.
Sono passati 18 anni, ma la triade di Blair (istruzione, istruzione, istruzione) rimane sempre attuale. A patto che l’auspicio del giovane premier italiano venga supportato da adeguati investimenti.
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