“Ogni bambino, in ogni paese, in ogni quartiere, in ogni casa ha diritto non solo di avere un posto a sedere in una classe, ma anche a un’istruzione di qualità”.
E questo, “a partire dai primi anni di vita, la più importante fase di sviluppo del cervello”: a dirlo è stato Anthony Lake, direttore generale dell’Unicef.
Il riferimento è ai paesi a basso e medio reddito, dove tanti bambini riusciranno ad acquisire competenze di base: l’Unicef ricorda che secondo l’International Commission on Financing Global Education Opportunity, più di due terzi degli studenti nei paesi a basso reddito non acquisirà le competenze di base elementari nel 2030, nonostante l’obiettivo ambizioso di garantire ad ogni bambino la possibilità di andare a scuola e di apprendere.
Ne consegue che solo la metà degli studenti di scuola elementare età e poco più di un quarto di quelli di scuola secondaria arriveranno ad acquisire il minimo di competenze: nel mondo ci sono ben 330 milioni di studenti delle scuole primarie e secondarie non raggiungeranno neanche i risultati di apprendimento di base. Anche nei paesi moderni, seppure in percentuale minima, non mancano situazioni di abbandono scolastico precedente alla soglia d’uscita dell’obbligo formativo (che in Italia corrisponde ai 16 anni di età).
Il rapporto ‘The Learning Generation: Investing in Education for a Changing World’ evidenzia che “senza un aumento urgente degli investimenti nell’istruzione da parte dei governi nazionali, i bambini nei paesi a basso reddito rimarranno intrappolati in cicli intergenerazionali di povertà e saranno lasciati senza le competenze e le conoscenze di cui hanno bisogno per contribuire alle loro società e alle economie quando raggiungeranno l’età adulta”.
“Abbiamo bisogno di investire in anticipo, investire in qualità, e di investire in azioni, oppure pagare il prezzo di una generazione di bambini condannati a crescere senza le conoscenze e le competenze necessarie per raggiungere il loro potenziale”.
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