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Istruzione: per l’Isfol più vicini all’Europa, ma non basta

La licenza media è praticamente appannaggio della totalità dei giovanissimi; nove ragazzi su dieci proseguono negli studi superiori; tre su quattro raggiunge la maturità ed altrettanti passano all’università; uno su due giunge all’agognata laurea. E’ un quadro complessivo della formazione scolastica ed universitaria sostanzialmente positivo quello espresso dall’Isfol, l’Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori, durante la presentazione del Rapporto 2005 fatta a Roma il 22 novembre. Secondo l’istituto di ricerca anche gli investimenti realizzati dallo Stato per sostenere per la didattica e la ricerca sarebbero in crescita: nel 2003 la spesa pubblica per l’istruzione e la formazione professionale è infatti cresciuta sensibilmente toccando i 65 miliardi di Euro l’anno, pari al 4,98% del Pil.
Se si pensa che alla fine degli anni Novanta il titolo di “dottore” veniva assegnato solo a tre matricole universitarie su dieci evidentemente il salto in avanti, verso un migliore sistema formativo, c’è stato. Negli ultimi quattro anni è anche aumentato il numero dei nuovi iscritti all’università. Un incremento sia per i corsi di laurea specialistica a ciclo unico, che per i corsi di tipo specialistico di secondo livello. “Tuttavia, ancora non basta – fanno sapere gli esperti dell’Isfol – specie se si pensa all’importanza di risorse qualificate per il mercato del lavoro e all’obiettivo comunitario più ampio di caratterizzare la società europea come società della conoscenza”.
Anche il settore della formazione professionale ha fatto registrare negli ultimi anni una certa vivacità: “nel 2003/04 – dicono dall’Istituto di ricerca – sono stati realizzati oltre 56mila corsi, cha hanno interessato quasi 790 mila allievi. Un supporto determinante viene dal Fse, che ha coinvolto negli ultimi cinque anni più di 3 milioni e 800 mila soggetti realizzando circa 179 mila interventi. E con buoni esiti occupazionali: oggi sette soggetti su dieci nel Centro-nord risultano occupati a un anno di distanza dagli interventi. Una percentuale analoga si riscontra anche negli interventi per l’alta formazione effettuati nelle regioni del Sud”.
Permangono, tuttavia, alcune ombre nel percorso formativo, soprattutto sul fronte della dispersione scolastica e formativa. “È vero che si va riducendo, tra i 14 e i 17enni, il numero di drop out – spiegano i ricercatori Isfol – ma è pur vero che questi restano sempre il 4,5% dei coetanei, 100 mila in valori assoluti. Discorso simile per la quota di diciannovenni, tre su dieci, che si affacciano sul mondo del lavoro senza un diploma o una qualifica. In questo senso, appare sempre più urgente il rafforzamento dell’apprendistato, che pure potrebbe svolgere un ruolo fondamentale per qualificare la giovane forza lavoro. E proprio tra la forza lavoro, permane la forbice rispetto al grado di qualifica tra la popolazione più giovane e quella adulta”.
Una mano in questo senso ci si aspetta dalla formazione continua, che pur facendo registrare una flessione del numero di interventi (solo un quinto delle imprese vi fa ricorso e solo un quinto dei dipendenti vi accede), oggi rappresenta una realtà in decisa fase di rilancio, con la definitiva operatività dei fondi interprofessionali attraverso i quali sono stati messi a disposizione oltre 120 milioni di euro. “Del resto – concludono dall’Isfol – il ritardo nella diffusione dell’e-learning, l’inadeguato aggiornamento delle risorse umane impegnate nella formazione, l’esigenza di un’attività di orientamento lungo tutto l’arco della vita e la crescita dell’offerta di servizi, costringono i nostri giovani a fare i conti con una domanda sempre più differenziata e in continua evoluzione”.
 
Alessandro Giuliani

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