Meno giovani trovano lavoro dopo gli studi, ben un quinto della popolazione Ue in età lavorativa con un titolo di studio universitario occupa posti di lavoro che richiederebbero qualifiche inferiori. E intanto si allarga in modo preoccupante il divario tra le competenze fornite dai sistemi di istruzione e quelle richieste dal mercato.
Sull’Italia poi, dal rapporto emerge che si spende meno sull’istruzione rispetto al resto dell’Unione, specialmente per quanto riguarda l’università: il 4,2 per cento del Pil a fronte del 5,3 per cento di media Ue.
Ma se sulla scuola si registrano dei livelli di spesa in linea con il resto dell’Unione, sul sistema terziario sono “significativamente più bassi”, precisa Bruxelles.
La quota di laureati nella fascia 30-34 anni, per quanto in crescita al 21,7 per cento nel 2012 dal 19 per cento del 2009 resta lontana dal 35,7 per cento medio dell’Ue.
Intanto la Penisola accusa al tempo stesso alti livelli di abbandoni scolastici tra i giovani e bassi valori di partecipazione a formazione e aggiornamento professionale tra gli adulti.
Come se non bastasse “ci sono anche evidenze di difficoltà nella transizione dall’istruzione al lavoro, perfino per i giovani con elevate qualifiche”, afferma la Commissione.
Bruxelles riconosce che sono state prese alcune misure, ma chiede “più ambizione” e per questo elenca vari nodi chiave nelle sue raccomandazioni all’Italia. Bisogna “aumentare gli sforzi per evitare gli abbandoni scolastici, anche riformando professione e carriere degli insegnati”. Inoltre vanno potenziati i sistemi di formazione professionale e i servizi di consulenza e orientamento universitario. “L’obiettivo di migliorare la qualità e i risultati è fondamentale se vogliamo fare sì che i giovani possano sviluppare le competenze necessarie ad avere successo nella vita”, ha commentato Androulla Vassiliou, Commissaria europea per l’istruzione, la cultura, il multilinguismo e la gioventù. (TMNews)
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