Nella costruzione di tale visione strategica, uno degli elementi centrali e fondanti è rappresentato dalla ricerca di un più virtuoso rapporto con le nuove politiche europee, definite dalla strategia Horizon 2020.
Diversi indicatori mostrano che è l’intero sistema europeo ad incontrare crescenti difficoltà nella competizione globale, forse proprio per la sua perdurante incapacità di essere sistema. Sia per pubblicazioni scientifiche che per numero di brevetti, l’Europa mostra un trend negativo rispetto a Stati Uniti, Giappone e Corea.
L’Italia è, nello scenario europeo, uno dei Paesi definiti “moderate innovators” con, in particolare, una bassa quota di esportazioni ad alto contenuto di tecnologia. In questo scenario, il documento raccoglie anche le proposte emerse dalla consultazione pubblica da parte dei cittadini e degli “addetti ai lavori”.
Sono principalmente quattro (collegate tra di loro per produrre un effetto positivo a cascata):
– favorire l’incontro tra la domanda di ricerca e innovazione espressa dai cittadini, con l’offerta da parte di università e imprese;
– mettere a punto un metodo di programmazione che possa incrementare l’efficacia e l’efficienza degli investimenti su ricerca e innovazione;
– aumentare l’attrattività del sistema per una maggiore mobilità dei ricercatori in entrata ed in uscita;
– intercettare quote crescenti di risorse europee”.