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Italia Paese di “mammoni”: fino a 34 anni il 50% ancora coi genitori, in Francia il 13%

Le statistiche dicono che in Italia i “mammoni” sono il calo: dopo dieci anni di crescita, Eurostat ha rilevato che nel 2016 la percentuale dei giovani italiani tra i 18 e i 34 anni vive con i genitori, passando in un anno dal 67,3% al 66%.

Tranne questa parentesi, tuttavia, nell’ultimo decennio la presenza dei giovani nelle mura genitoriali è stata in perenne crescita: basta dire che ne 2007 erano il 61,2%.

Restano a casa più degli italiani solo i giovani croati mentre la media dell’Ue a 28 è del 48,1%.

Nella fascia 25-34 anni non cambia molto il quadro

Se poi si guarda alla fascia 25-34 anni, ovvero quella nella quale si dovrebbe cercare lavoro e uscire da casa dopo aver terminato gli studi, in Italia la percentuale è al 49,1%, in calo sul 2015 ma ancora lontana da quella Ue (28,6%).

Nella parte più adulta (25-34 anni), anche a causa della crisi economica, la percentuale dei “mammoni” è passata dal 2007 al 2015 dal 45,8% al 50,6% per poi scendere nel 2016 al 49,1%.

Ora, se è vero che la crescita dei “mammoni” è legata alla crisi di occupazione lavorativa, va rilevato che in Italia c’è una percentuale rilevante di giovani – veri e propri ”mammoni” incalliti – che continuano a vivere a casa pur dichiarandosi impiegati a tempo pieno (il 39,4%).

Il confronto con l’Europa

In Europa non va così. In Danimarca vive con i genitori solo il 3,8% della fascia considerata, un dato in linea con la Finlandia (4,3%) e inferiore alla Svezia (6%) ma comunque anche in Francia i giovani che vivono nella famiglia di origine sono una piccola minoranza (il 13,4%, in crescita dal 10,1% del 2015).

Nel Regno Unito sono il 14,3%. Sono ancora più legati alla famiglia di origine rispetto agli italiani in questa fascia di età, i greci, i croati e gli abitanti di Malta e della Slovacchia.

In Italia comunque, pur essendo giovani adulti, le persone tra i 25 e i 34 anni che vivono in casa si dichiarano studenti nel 19,3% dei casi e nel 28,7% dei casi disoccupati.

Per gli studenti c’è una crescita dal 2007 quando si dichiaravano ancora alle prese con i libri il 14,1% di coloro che in questa fascia di età viveva ancora in famiglia.

Alessandro Giuliani

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