Con il termine analfabetismo funzionale si designa l’incapacità di un individuo di usare in modo efficiente le abilità di lettura, scrittura e calcolo nelle situazioni della vita quotidiana. Un analfabeta è anche una persona che sa scrivere il suo nome e che magari aggiorna il suo status su Facebook, ma che non è capace “di comprendere, valutare, usare e farsi coinvolgere con testi scritti per intervenire attivamente nella società, per raggiungere i propri obiettivi e per sviluppare le proprie conoscenze e potenzialità”. Coloro che sono analfabeti funzionali possono essere soggetti a intimidazione sociale, a rischi per la salute, a varie forme di stress, a bassi guadagni ed altre insidie associate alla loro inabilità.
Infatti, la correlazione tra crimine ed analfabetismo funzionale è ben nota. A tal proposito dai dati OCSE si può oservare che in Italia il 47% della popolazione, quasi un italiano su due, si informa vota e lavora, seguendo soltanto una capacità di analisi elementare. In altre parole una capacità di analisi che non solo sfugge la complessità, ma che anche davanti ad un evento complesso è capace di trarre solo una comprensione basilare. Ci si potrebbe domandare: Italia, patria dell’ analfabetismo funzionale?
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